
Marcellino Roberto Diamante
Carrara, 21 luglio 2015 - «Mio fratello non può essersi ucciso, era sereno l’ultima volta che l’ho visto, io voglio solo sapere la verità e sono convinto che non era solo in quel posto sperduto della val di Vara; e poi dove è finita la sua auto che non si trova dopo oltre un mese dalla sua morte?»: Loredana Diamante si è rivolta anche a «Chi l’ha visto?» per risolvere un giallo che sol passare dei giorni diventa sempre più fitto e incomprensibile. Marcellino Roberto Diamante, 55 anni, imbianchino, è stato rinvenuto cadavere da un passante la mattina del 15 giugno scorso sotto il ponte del torrente Ri, a Calice di Cornoviglio, al confine tra la provincia della Spezia e Albiano Magra.
Quello che è apparso un suicidio, col passare dei giorni è diventato un rebus per gli investigatori ed un tormento infinito per i familiari già provati dal grande dolore per la perdita del loro caro. I carabinieri della Spezia assieme ai colleghi della compagnia di Sarzana e al comando di Carrara, stanno indagando anche sull’ipotesi omicidio, oppure di omissione di soccorso. C’era qualcuno assieme a lui in quella stradina isolata e dove bisogna recarsi di proposito visto che non vi sono né ristoranti, né bar, né luoghi di divertimento? Roberto aveva una discreta somma di denaro in tasca e non aveva il telefono cellulare solo perché guasto. Lo aveva lasciato nella casa di Grazzano dove viveva assieme agli altri due fratelli Ruggero e Vittorio. Proprio perché aveva in tasca ancora il denaro, gli inquirenti tenderebbero ad escludere l’omicidio a scopo di rapina.
«Ci sono delle persone – racconta ancora la sorella Loredana – che lo hanno visto in via Roma a Carrara sabato 13 giugno alle 23,30; il giorno prima non aveva dormito a casa e ciò capitava raramente; io avevo un rapporto profondo con mio fratello e mi confidava ogni cosa. Se ci fosse stato qualcosa che lo turbava me lo avrebbe detto. Spero che si arrivi presto alle verità, io sono stata a vedere il luogo dove lo hanno ritrovato ormai senza vita e lo si può raggiungere anche attraverso un orto. Poi c’è un muretto piccolo sulla strada e un vuoti di 4-5 metri. Se una persona vuole ammazzarsi sceglierebbe un altro posto. Sono stata anche nel paese vicino e ho mostrato la foto di mio fratello in un ristorante e in una tabaccheria visto che in tasca aveva anche un pacchetto di sigarette. Nulla, nessuno lo ha riconosciuto, nessuno ha mai visto persone sconosciute in zona».
La sorella ha tappezzato anche le zone della val di vara con la foto della Panda blu, vecchio modello, implorando chiunque la trovasse di chiamare il 112 o il 113. Possibile che una persona che vuole uccidersi lasci l’auto chissà dove? E poi andrebbe incontro alla morte coi soldi in tasca? Forse chi era con lui si è spaventato e lo ha lasciato solo? E perché ha portato via la sua auto? Troppi interrogativi dietro una tragedia che presenta tanti lati ancora oscuri. Di sicuro c’è, purtroppo, il cadavere di un uomo che non aveva grilli per la testa: grande lavoratore e animati sempre da sani principi.