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La gru che si è ribaltata schiacciando Giorgio Bedini, l’ottantaduenne titolare della Bedini Marmi (nel riquadro)
Carrara, 21 febbraio 2025 – Non sono state ravvisate carenze o avarie alla gru che si è ribaltata schiacciando Giorgio Bedini, l’ottantaduenne titolare della Bedini Marmi che ha perso la vita mercoledì pomeriggio nel piazzale della sua azienda mentre caricava un blocco da quaranta tonnellate su un camion. Ieri mattina gli operatori del servizio Pisll, il reparto Prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro della Asl, ieri mattina sono tornati nel piazzale per gli ultimi rilievi.
Due le ipotesi sule circostanze in cui Bedini ha perso la vita: o è stato sbalzato fuori dalla cabina, o è rimasto schiacciato nel tentativo di scendere dal mezzo una volta resosi conto che si sarebbe ribaltato. Resta da capire se Bedini stesse caricando il blocco senza aver agganciato la cintura di sicurezza, o se l’abbia sganciata nel tentativo di scendere dalla gru. Intanto la salma resta chiusa e sotto sequestro all’obitorio di Monterosso, in attesa che l’indagine aperta dalla Procura si concluda. Ieri i cancelli dell’azienda a conduzione familiare di viale Galilei erano chiusi e la gru è tornata nella sua posizione naturale grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco e di due altre gru di aziende private.
Probabilmente a causare il ribaltamento del mezzo pesante e il conseguente decesso sul colpo di Bedini è stata una manovra malriuscita, e questo nonostante l’esperienza ultratrentennale dell’uomo nel movimentare e caricare i blocchi. Bedini è stato descritto dai camionisti con cui lavorava come una persona scrupolosa e maniacale nel lavoro, ma soprattutto uno che movimentava i blocchi molto lentamente e con una precisione infallibile. Conla stessa precisione con cui gestiva la Bedini marmi. Eppure qualcosa è andato storto, il blocco come di dice in gergo ha sbarocciato e ha fatto ribaltare la gru su un fianco. Secondo alcuni testimoni avrebbe alzato troppo il verricello della gru, vale a dire l’argano usato per sollevare i blocchi e di conseguenza facendo oscillare il blocco avrebbe causato il ribaltamento del mezzo.
“A prescindere dal rispetto delle regole comportamentali che si devono adottare in tutti i lavori – invita alla prudenza il dottor Domenico Gullì del Pisll –, non basta avere tutti i mezzi ma serve soprattutto quella cautela che va al di là della norma quando si usano questo genere di macchinari. Come abbiamo constato anche in altre occasioni il minimo errore non perdona. Quindi quando si movimentano tonnellate serve una costante attenzione. Per quanto riguarda la direzione di marcia esiste un sistema antiribaltamento – conclude l’esperto –, ma in laterale ci può essere l’oscillazione incontrollata del carico. Ecco perché serve la massima prudenza e le operazioni devono essere svolte con la massima calma. In un caso in cava per esempio era caduta una pala ma l’autista non aveva la cintura di sicurezza, se l’avesse indossata le conseguenze probabilmente non sarebbero state letali. Le cabine di questi mezzi pesanti sono progettate per resistere agli urti”.lanaz