Altri due casi in Lunigiana di peste suina africana, uno a Guinadi e l’altro lungo la strada fra Pontremoli e Zeri. Fanno seguito al recente ritrovamento di due carcasse di cinghiale infettate dal temibile virus: una sempre a Guinadi e un’altra nella zona di Giaredo, nel territorio di Pontremoli. L’avanzata della malattia in Lunigiana, quindi, non si arresta, anzi. Ma torniamo agli ultimi due rinvenimenti di cinghiali morti a causa del virus. A informare le autorità sono stati residenti della zona e automobilisti di passaggio. Dopo il sopralluogo dell’Asl per il prelievo di campioni sulle carcasse, il responso delle analisi effettuate in laboratorio è stato inequivocabile: positivo alla peste suina africana. Gli animali morti sono stati rimossi e inceneriti secondo i regolamenti di legge.
Al momento, lo ricordiamo, non esistono vaccini specifici in grado di debellare il virus che si manifesta negli animali prima con una febbre elevata e la morte improvvisa. Un virus innocuo per la salute dell’uomo, ma con effetti devastanti per gli allevamenti di suini e sulle popolazioni di cinghiali selvatici. La sua presenza ha pesanti ripercussioni negative sia economiche che sociali nelle aree interessate. Nelle cosidette ’zone rosse’, ad esempio, non è consentita la caccia, la pesca e pure altre attività come l’uso della mountain bike e la raccolta di funghi.
La peste suina africana aveva fatto il suo ingresso ufficiale due anni fa nell’Italia settentrionale dove era stata rinvenuta la carcassa di un cinghiale in provincia di Alessandria. Passando dal Piemonte alla Liguria, con puntate in Emilia, il virus ha oltrepassato i confini della Lunigiana l’estate scorsa con le spoglie di un cinghiale rinvenuto nel comune di Zeri. Nonostante tutte le azioni poste in atto dalle autorità preposte, che si sono avvalse anche dell’aiuto di associazioni di cacciatori e di volontari, la peste suina continua a mietere vittime tra gli animali lunigianesi.
Roberto Oligeri