di Riccardo Jannello
Se n’è andato un Maestro, un uomo di grande cultura ma umile, musicista fra i maggiori del Novecento, massese fino al midollo. Pietro Faleni aveva 95 anni, è morto ieri mattina alle 5 nella struttura dov’era ospite. Da tempo la sua salute era peggiorata. I funerali si terranno lunedì alle 10 nella chiesa della Madonna del Monte, la sua parrocchia. Una lunga vita segnata da un successo immortale e da un dolore insuperabile che affrontava con grande dignità, guardando sempre avanti. La morte del figlio poco più che ventenne fu un colpo enorme. Paolo poteva essere uno straordinario medico e un altrettanto valente musicista: fu travolto una notte di Natale mentre tornava a casa dopo essersi esibito con il suo gruppo in un locale. Un ubriaco su un’auto rubata lo investì mentre percorreva l’Aurelia sul furgoncino degli strumenti. Lottò diversi giorni, ma la morte arrivò inesorabile. Era mio compagno alle elementari di via d’Ancona a Volpigliano. Ricordo Pietro il giorno del funerale: il suo dolore composto, lo sguardo verso il cielo. Il Maestro era un’icona. Amico di mio padre Giovanni e di mio zio Vittorio frequentava la nostra casa alla Conca con altri straordinari personaggi: fra gli altri Enzo Ceragioli e Loris Gavarini che hanno diretto importanti orchestre.
Un brano ha ascritto Pietro Faleni nella storia della musica italiana e non solo: “Una rotonda sul mare”. Ne ha scritto la musica, nel 1964, assieme ad Aldo Valleroni, capo della nostra redazione, musicista e protagonista della Versilia anni ruggenti. Il brano portato poi al successo da Fred Bongusto nacque ai tavoli del Bar Apuano di Piero Farusi in piazza Aranci e nelle serate da ballo sul litorale. La canzone, con le parole scritte da Franco Migliacci (“Nel blu dipinto di blu”, “In ginocchio da te”, “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”, “La bambola” tanto per citare alcuni suoi successi) fece subito scalpore e riempì i locali, diventando una hit nelle vendite e in tv nonostante la ritrosia iniziale del crooner a interpretarla. Pietro scherzava quando negli anni Bongusto – che volle con una causa avere i diritti d’autore rompendo per decenni l’amicizia con Valleroni – dichiarò che la rotonda del titolo era quella di Senigallia, lui molisano e non marchigiano. "Abbiamo scritto il pezzo in Versilia – mi raccontò Faleni in un’intervista su questo giornale – e pensavamo ai tanti locali da ballo che al tempo sorgevano in riva al mare o su palafitte. Fra Massa e Viareggio ce ne erano tanti, ma è sbagliato indicarne uno in particolare. Potrei benissimo affermare che si tratta della Conca d’Oro a Marina, ma non sarebbe giusto stabilire una rotonda anziché un’altra. Ma davvero Senigallia no, visto che la prima volta Fred la cantò al bagno Balena di Viareggio".
Il Maestro aveva ricevuto il Premio Obelisco nel 2014 da Franco Frediani, che ha curato il volume “Pietro Faleni. Una vita per la musica” nel quale ricorda il suo studio di registrazione casalingo. E io ho avuto l’onore di ricordarlo proprio in occasione del centenario della nascita di mio padre Giovanni, il 26 luglio al Mug2, assieme ad altri due musicisti massesi, Fermo Dante Marchetti e Davide Sacchetti; Andrea Caciolli eseguì proprio “Una rotonda sul mare”. Un omaggio che ora diventa ancora più attuale. Alla famiglia le più sincere condoglianze nostre e della città, sperando che il sindaco Francesco Persiani e l’assessore alla cultura Monica Bertoneri facciano presto qualcosa per onorarlo come merita. Un massese che ha illuminato due secoli.