Natoli fa scena muta. Inchiesta mafia-appalti. Per l’ex pm "facoltà di non rispondere"

Si è riservato di chiedere alla Procura un successivo interrogatorio. E’ accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e calunnia. La sorella di Falcone lo difende: "Saprà dimostrare la sua estraneità" .

Natoli fa scena muta. Inchiesta mafia-appalti. Per l’ex pm "facoltà di non rispondere"

Natoli fa scena muta. Inchiesta mafia-appalti. Per l’ex pm "facoltà di non rispondere"

L’ex pm Gioacchino Natoli si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande degli inquirenti della Procura di Caltanissetta. Ieri mattina, infatti, era previsto l’interrogatorio dell’ex magistrato del pool antimafia di Falcone e Borsellino indagato per favoreggiamento aggravato alla mafia e calunnia. Natoli, difeso dai suoi legali, gli avvocati Fabrizio Biondo ed Ettore Zanoni, quest’ultimo del foro di Milano, si è avvalso della facoltà di non rispondere "riservandosi di chiedere alla Procura un successivo interrogatorio in cui fornire ogni utile chiarimento", come ha speciicato l’avvocato Biondo. L’ex magistrato si presentato davanti al procuratore Salvatore De Luca, all’aggiunto Pasquale Pacifico e ai pm Davide Spina e Claudia Pasciuti del pool stragi. E’ entrato e uscito dal palazzo di giustizia attraverso un ingresso secondario. Con lui c’era anche il figlio, docente universitario.

La vicenda riguarda un filone dell’inchiesta mafia-appalti, seguita a Palermo agli inizi degli anni ‘90, che potrebbe essere il vero movente della strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti di scorta. A Natoli la Procura di Caltanissetta contesta anche di aver insabbiato l’indagine avviata dal pm Augusto Lama di Massa Carrara, sulle infiltrazioni mafiose nelle cave di marmo, e confluita nel procedimento mafia-appalti per favorire mafiosi, imprenditori e politici. Un’inchiesta che dimostrava il tentativo di Cosa Nostra, alla fine degli anni ’80, di ripulire gli enormi proventi della droga investendo in attività lecite, come l’ingresso nelle cave e penetrando negli appalti pubblici siciliani. "Ho sempre ritenuto, e continuo a ritenere – ha detto Lama – che una maggiore attenzione agli esiti della nostra indagine apuana e al rapporto del Ros dei carabinieri del 1991-1992, e un conseguente approfondimento investigativo avrebbero consentito di avviare l’inchiesta sulla questione ’mafia-appalti’ con qualche anno di anticipo".

Natoli, secondo i pm nisseni, avrebbe agito in concorso con l’ex procuratore di Palermo, Pietro Giammanco, nel frattempo deceduto e definito dai pm "istigatore", e con l’allora capitano della Guardia di Finanza, Stefano Screpanti, anch’egli indagato. L’ex magistrato avrebbe aiutato i mafiosi Antonino Buscemi e Francesco Bonura, l’imprenditore e politico Ernesto Di Fresco e gli imprenditori Raoul Gardini, Lorenzo Panzavolta e Giovanni Bini (al vertice del gruppo Ferruzzi) a eludere le indagini.

L’indagine ha destato scalpore. Tra le reazioni c’è anche quella di Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia nel ‘92. "Conosco Gioacchino Natoli da una vita – ha detto – so perfettamente che uomo è e che magistrato è stato e ne conosco la rettitudine e l’amore per le istituzioni. Natoli ha lavorato a fianco di mio fratello Giovanni e di Paolo Borsellino e non posso dimenticare quei momenti. Sono certa che saprà dimostrare la sua estraneità alle accuse".

Immancabile la polemica politica. In difesa di Natoli si sono subito espressi gli esponenti di Pd e M5S della Commissione Antimafia, mentre quelli di Lega, FdI e Fi non commentano l’indagine in corso, ma parlano di "ingerenza" da parte del centrosinistra. "Tutte le indagini non solo sono legittime ma dovute nella ricerca della verità".

L.C.