Perché la nave non è rimasta in porto. Perché con quel meteo si sia messa in navigazione. Onde di oltre 4 metri e 30 nodi di vento libeccio, un allerta arancione, non erano certo le condizioni per intraprendere un viaggio con un carico di marmo e una gru sulla coperta. Perché la Cuang Rong sia uscita dal porto con l’autorizzazione a navigare pur con un solo motore funzionante. Saranno i nodi che dovrà sciogliere la procura, la pm Clarissa Berno che ha in mano l’inchiesta per naufragio colposo che al momento sembra a carico del solo comandante, il montenegrino Milan Durisic, 42 anni. Sarà la magistratura a far luce sulle dinamiche di un incidente che ha distrutto il pontile di Marina di Massa e messo a repentaglio la vita di 12 marinai, per la maggior parte ucraini, e l’ecosistema visto che la nave aveva nei serbatoi 104 tonnellate di carburante.
Di fatto quel sabato pomeriggio alle 17,13 la Guang Rong è uscita dal porto dove stava creando un serio pericolo. E’ arcinoto che il nostro porto, proprio quando arrivano venti e mareggiate dal sud, non è certo così sicuro per chi vi deve ormeggiare e la nave, che pare avesse già avuto in passato un blocco per irregolarità da parte della nostra capitaneria e presentato problemi di ormeggio spezzando le cime, avrebbe potuto costituire un rischio oltre che per sé anche per i lussuosi yacht ormeggiati vicino alla banchina ’Taliercio’.
Così è uscita carica di tonnellate di detriti di marmo e con una gru sulla coperta che pare abbia avuto grande influenza nella destabilizzazione del cargo nella sua rotta alla deriva e nello scarrocciamento. Di fatto c’è chi vede un grande errore non essersi rifugiati nel golfo della Spezia che in qualche modo avrebbe attutito le forze di vento e onde, o non essere usciti al largo con il motore al massimo e la prua al vento La nave invece si sarebbe ancorata nel posto più pericoloso: davanti alla costa di Marina.
Da qui sembra che l’ancora non abbia retto cominciando ad arare e che il solo motore in dotazione non fosse sufficiente a contrastare la forza del mare. Da qui un peregrinare in balia del vento con una gru pericolante e un’ancora del tutto inutile. Intanto la società armatrice, la Stema di Mestre, pare abbia la nave assicurata con una grande compagnia di assicurazione con sede alle Bermuda e filiale a Londra che si avvale di un rappresentante genovese. Il broker avrebbe già nominato il perito che dovrà sciogliere i vari nodi che rivestono di giallo l’intera vicenda insieme ai legali di un grande studio della nostra costa. Intanto il Comune di Massa sta valutando come costituirsi parte civile in una vicenda da cui potrà chiedere danni per circa 5 milioni di euro.
Il resto è ormai cosa nota: la nave costruita nel 1999, batte bandiera cipriota, è nota gli addetti ai lavori per le numerose prescrizioni e i vari fermi amministrativi sia dalla Capitaneria di Genova che da quella di Marina, oltre a molte contestazioni relative alla sicurezza e alle dotazioni di bordo non sempre in regola con le normative del mare e della navigazione. Adesso è sotto sequestro e i responsabili dovranno rispondere di naufragio colposo.