
Un’immagine della ’staffetta per la pace’ contro l’invio di armi in Ucraina
"Una piazza per l’Europa"? C’è chi dice no. Sono varie realtà del territorio, associazioni, comitati, sindacati e anche partiti politici. Tra i firmatari ci sono circolo Arci Trentuno Settembre, comitato Ugo Pisa, Circolo Arci Massa, Associazione Mycelium, Circolo Rifondazione Comunista di Massa Centro, Usb, comitato dei cittadini per la chiusura di Cava Fornace, comitato Le Voci degli Alberi e soprattutto i promotori della ’Staffetta per la pace’ nata nel 2023 come strumento di pace per riunire i cittadini contro l’invio di armi in Ucraina. "L’intento – affermano – era di schierarsi contro scelte e posizioni sbagliate, prese dall’Italia e dall’Europa e per chiedere che l’Italia diventasse perno nella mediazione e nell’opera diplomatica. A seguito quindi della manifestazione lanciata da Michele Serra a favore dell’Europa, abbiamo deciso di sottoscrivere un documento in cui ci dissociamo e invitiamo chiunque volesse sottoscrivere il nostro appello a contattarci, oltre ad appendere una bandiera della pace fuori dalla propria finestra il giorno 15 marzo".
"Il partito europeista della guerra scenderà in piazza il prossimo 15 marzo, con le bandiere blu dell’Unione Europea – si legge nel comunicato –. Un’impostazione che dice chiaramente come chi oggi auspica una “Europa più forte” sia del tutto incompatibile con le ragioni della pace e appiattito – in buona o cattiva fede – con la corsa al riarmo europeo e lo scontro frontale con la Russia. La presidente Ursula Von Der Leyen ha appena quantificato il costo del ReArm Europe: 800 miliardi di euro. Questo massiccio investimento in armi condizionerà nel prossimo futuro qualsiasi altro intervento sulla riconversione ecologica e delle spese sul sociale, sanità, istruzione, livello di vita e welfare di tutti gli stati europei. La devastazione sociale, l’impoverimento e il boom di disuguaglianze prodotte nelle società europee in questi trenta anni di europeismo applicato tramite “austerità” subiranno un’accelerazione spaventosa e inarrestabile. Nel corso degli anni con la moneta unica si è ragionato solo e soltanto in ragione del capitale, fino a stravolgere completamente le ragioni stesse della nascita dell’Europa unita. Chi il 15 marzo in piazza, e ogni giorno nei talk show, invoca una Europa “più forte“ sta in realtà dicendo che oggi la misura di questa forza si esprime esclusivamente sul piano del riarmo, delle spese militari, degli armamenti e della disponibilità a utilizzarli, anche rischiando la guerra. Proprio in Europa e nelle sue classi dirigenti sta emergendo una vocazione guerrafondaia che va contrastata. E’ per queste ragioni che ci dissociamo dalla piazza del prossimo 15 marzo".