ALFREDO MARCHETTI
Cronaca

“No allo sgombero”: Casa Rossa ci crede. De Magistris in campo, ma il tempo stringe

Una giornata con i membri dello storico stabile di Anas a Montignoso. L’ex sindaco di Napoli al fianco dei membri e la loro battaglia: “Riuscimmo a ridare vita a luoghi ’morti’ prigioneri del degrado”

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Assemblea domenicale contro lo sgombero di Casa Rossa a Montignoso

Montignoso, 28 ottobre 2024 - C’è un conto alla rovescia che non si ferma, un gruppo di persone divenute comunità nel corso di questi 12 anni, una battaglia politica che lascerà inevitabilmente degli strascichi. Uno striscione capeggia all’ingresso dello storico stabile color rouge di proprietà dell’Anas: ’Rendiamo possibile l’impossibile’ legge chi entra nel giardino al chilometro 375 dell’Aurelia. La domenica pomeriggio assolata, insolita per un giorno di fine ottobre, viene vissuta al fronte da questi ragazzi e ragazze che non arretrano di un passo e continuano a credere nella possibilità di evitare lo sgombero. L’amministrazione comunale di Montignoso è stata chiara: faremo il possibile per aiutarvi. Si prende un caffè prima dell’assemblea, approfittando delle temperature miti, ma la preoccupazione traspare dai visi dei componenti di Casa rossa occupata: 12 anni sono molti, c’è chi ha coltivato amicizie, chi invece ha conosciuto nuove passioni, chi è entrato da quella porta poco più che bambino e adesso è un uomo. In mezzo feste, manifestazioni, serate di musica.

Per tenere viva l’attenzione sul caso, il weekend è stato caratterizzato da quello che sanno meglio fare, eventi: durante tutta l la mattina di ieri si sono tenuti concerti e nella serata di domenica c’è stato un momento dedicato al teatro con lo spettacolo di teatro a chilometro zero “Cassandra” nato dall’esperienza teatrale e artistica di un gruppo di attrici che da anni organizzano un mini festival di teatro autogestito per il quartiere dove si trova la Casa Rossa. Il ’cuore’ dell’iniziativa è stato però il collegamento, nel pomeriggio di ieri, con l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il quale ha raccontato la sua esperienza alla guida della città partenopea e come ha saputo coniugare la fame di cultura delle associazioni con gli spazi liberi comuni lasciati a ’morire’.

“Ricordo che quando divenni sindaco, contrariamente a quanto si potesse pensare per la questione di ordine pubblico andai a ringraziare le persone dell’asilo Filangieri, che producevano vantaggi economici e sociali per la nostra città. Questo iniziò a segnare un atteggiamento molto positivo, dopo che eravamo abituati a vivere questi casi in termini di ordine pubblico. Anche se mi trovai molto in difficoltà, riuscii a scovare aperture in giro per l’Italia. Si passò da una fase politica a una giuridica: la seconda è più difficile da demolire. Ci siamo subito discostati da pratiche, per carità legittime, come concessione o affidamento dei beni alle realtà territoriali, perché l’esperienza ci ha insegnato che diverse volte creano dei legami ’tossici’, in Italia movimenti sociali che sembravano antagonisti li ho visti diventare troppo col capo chino nei confronti della politica”.

“Il primo approccio con l’amministrazione, la burocrazia non è stato facile: pratiche di autogoverno non erano fattibili, mi dissero a primo acchito. Si poteva considerare legittimo l’utilizzo solo con un riscontro di denaro. Sfidai in dirigente pubblico a trovare un articolo della Costituzione dove si diceva questo. Non esiste. Mettendo in campo un giro di economia circolare e anche di sicurezza, dimostrammo che si può raggiungere un risultato di quest’ultima non solo con le forze dell’ordine. Costituimmo il tavolo dei beni comuni, alle quali sono seguite delibere, costruite insieme alla collettività. Abbiamo valorizzato la categoria degli usi civici. Sono stati processi lunghi per l’utilizzo di bene comune, che veniva restituito alla comunità con attività per interesse della collettività. Si applicava il disciplinare d’uso: chiunque, con dei programmi settimanali di attività poteva partecipare. Il Comune garantiva servizi come la custodia o la manutenzione ordinaria. Una collaborazione tra pubblico e privato, realizzando una super entità. Siamo arrivati a un bene comune per ogni municipalità, totale 14”.

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Assemblea domenicale contro lo sgombero di Casa Rossa a Montignoso

La parola poi è passata a Pasquale Bonasora di Labsus, che ha raccontato la sua esperienza direttamente sul campo. “Una parte politica –hanno dichiarato dal tavolo gli organizzatori della rassegna – vuole segnare un punto sul territorio. La nostra è diventata una necessità di resistere al tentativo di chiudere questa esperienza. Non è sicuramente banale creare spazi dove organizzarsi. Abbiamo percorsi di sperimentazione che vada oltre a Casa Rossa e viene fatto attraverso un confronto con le istituzioni, un percorso di rilancio. Lo stesso Comune si è reso disponibile. Speriamo che parta un segnale di avanzamento da Montignoso, modello per quanto riguarda il quadro giuridico. Non chiediamo fondi al Comune, che potrebbe utilizzarli per i servizi, ma all’Europa e alla Regione, un recupero di Casa rossa significa un valore importante per il territorio”.

Ha preso poi la parola Giulio Milani di ’Rivoluzione allegra’: “Sarebbe un grave errore politico in questa zona non difendere le ultime braccia della Resistenza, in un territorio che è insignito della Medaglia d’oro. Lo sgombero è come una nuova alluvione, quella che colpì Carrara nel 2014, quando si diede la colpa al fiume. Chi dice che qui vige l’illegalità non capisce le varie realtà che hanno lavorato per l’inclusione sociale. Diamo a questa parte politica la più grande sconfitta politica di questo territorio”. Anche il comitato per la chiusura della discarica di Montignoso sostiene la battaglia dei membri della Casa Rossa: “Le soluzioni presentate oggi sono interessanti, dal nostro comitato c’è l’impegno a portare un documento a supporto del dialogo con l’amministrazione. Siamo a vostra disposizione”.