
Organetto in marmo di Lucio Gigli. L’omaggio in note ai cavatori
Qui dove il marmo regna incontrastato, Lucio Gigli intreccia la sua passione per la musica con l’abilità artigianale e la curiosità per l’arte. La sua conoscenza è un viaggio affascinante nel mondo dei suoni, una storia che affonda le radici in un’infanzia trascorsa a esplorare i misteri delle melodie, manipolando scatole di legno e lasciando che il vento creasse canti magici attraverso tagli ingegnosi. Esperienza ludica che ha plasmato le sue ricerche e creazioni, guidandolo all’esplorazione degli strumenti musicali nel loro cuore più intimo.
"Ho cominciato così - ha affermato Gigli -, partendo da questi primi esperimenti, passando poi per il salterio, il monocordo, il clavicordo, il clavicembalo, la spinetta, l’organo, fino ad arrivare al pianoforte, seguendo di pari passo l’evoluzione dell’accordatura, sempre nell’intento di trovare le risposte che cercavo". Ma l’amore per la musica dell’artigiano di Bonascola non si è fermato, portandolo verso un’impresa audace che sfidava la tradizione: costruire un organetto di marmo, un omaggio alla sua città e ai cavatori, "uno strumento popolare diffuso e amato particolarmente dalle classi subalterne in occasioni di feste, sagre e balli - ha proseguito Gigli -, capace con le sue melodie di strappare al primo giro di manovella un sorriso a grandi e piccini".
Una sfida affrontata con la determinazione di un sognatore e l’esperienza di un artigiano che ormai aveva scoperto tutti i segreti del legno. Il marmo, così freddo e ancora per lui così sconosciuto, si trasformava sotto le sue mani in un’opera d’arte sonora. La sua casa-laboratorio veniva invasa dalla polvere bianca, mentre l’aria vibrava con il suono dei tagli e delle intuizioni creative. Ma Gigli non si è lasciato scoraggiare, perseverando nella sua missione di portare alla luce un’armonia nascosta tra le vene di pietra della sua città. Il risultato fu straordinario.
Durante la Marble Week del 2014, l’organetto di marmo ha fatto il suo debutto trionfale, incantando gli spettatori con le sue melodie uniche e la sua bellezza senza tempo. Un successo che non solo ha celebrato la sua abilità e determinazione, ma anche la ricca tradizione artistica e culturale di Carrara. Oggi tale strumento è diventato un simbolo culturale, un invito a tutti i cittadini a partecipare attivamente alla vita artistica e musicale, un richiamo all’importanza di condividere la bellezza e l’ispirazione con la comunità. "Perché Carrara - ha continuato Gigli - è un crocevia di creatività e cultura, un luogo dove il suono del vento tra le cave di pietra si mescola con le melodie dell’anima umana. Un luogo dove la passione per la musica e l’arte si fondono con la forza eterna del marmo, creando un’armonia senza tempo che risuona attraverso i secoli".
Questo è l’invito di Lucio Gigli, che più volte si è rivolto con insuccesso alle varie amministrazioni: esporre i suoi straordinari strumenti sulla scia di un obbiettivo culturale comune, "perché senza una visione - ha concluso l’artigiano - o non si va da nessuna parte o si va dalla parte sbagliata".
Francesco Marinello