Ottima uva per i vignaioli ‘resistenti’ della Lunigiana

Quantità ridotta a causa della peronospera ma soddisfatti per la qualità.

Ottima uva per i vignaioli ‘resistenti’ della Lunigiana

Quantità ridotta a causa della peronospera ma soddisfatti per la qualità.

I produttori di vino lunigianesi si fregano le mani per l’ottima vendemmia: dati confortanti per qualità e quantità, contenuta a causa di siccità e attacchi della peronospora. "Noi puntiamo sulla vendemmia tardiva – spiega il produttore pontremolese Francesco Ruschi Noceti – tanto che il bianco Durella si chiama ‘Otto Ottobre’ e raggiunge anche 14 gradi. Quest’anno abbiamo dovuto combattere con la peronospera e il black rot, un patogeno fungino che fa avvizzire gli acini, ma alla fine la qualità pare davvero di grande prospettiva. La nostra vendemmia inizia a metà settembre e prosegue a ottobre. Speriamo in un colpo di coda con un epilogo favorevole sfruttando gli ultimi giorni di sole". Ruschi Noceti ricorda che il “Passito di Pollera” dell’azienda era stato incoronato con il ‘sole’, simbolo d’eccellenza, dall’indimenticabile enologo Luigi Veronelli, nella sua ultima guida: lo aveva assaggiato al Bancarelvino e ne era rimasto affascinato. All’azienda Belmesseri di Casa Corvi a Pontremoli il rito della vendemmia è in corso d’opera. "La stagione era partita benissimo con la produzione di grandi quantità di uva – dice il titolare Giuseppe Balestra – poi purtroppo, nonostante i trattamenti, le condizioni climatiche hanno agevolato qualche attacco di peronospera e abbiamo perso un po’ di prodotto. Sono soddisfatto dell’andamento stagionale". L’ imprenditore spezzino più di 30 anni fa ha acquistato l’antico casale dove nacque il poeta umanista Paolo Belmesseri, con annesso mulino.

Una tradizione quella del vino che fu diffusa nel medioevo ad opera dei monaci benedettini presenti presso San Benedetto di Talavorno a Groppoli (Mulazzo). Ancora alla fine dell’Ottocento in diverse indagini sullo stato dell’agricoltura (Jacini, Raffaelli, Gargiolli) si afferma che i vini lunigianesi asciutti, gagliardi e aromatici venivano addirittura esportati in Francia. Ma la crisi dell’agricoltura ha provocato una sensibile flessione delle superfici vitate: basti pensare alla produzione di 13 mila ettolitri di vino nel Pontremolese nel 1834 di cui oggi restano solo pochi produttori armati dello spirito giusto e delle strutture tecniche per rispondere adeguatamente alla qualità della domanda. Un lungo e faticoso lavoro per mettere in tavola assieme alle eccellenze culinarie vini suggestivi e ammalianti.

N.B.