"Spesso i legami affettivi o di convivenza sociale prendono il sopravvento nella scelta delle persone chiamate a svolgere il compito di padrino e madrina, riducendone la portata educativa di accompagnamento nel cammino della vita cristiana, relegando questa istituzione alla semplice presenza liturgica". Il decreto vescovile con cui monsignor Mario Vaccari ha sospeso per tre anni la nomina di queste figure legate alle cerimonie quali battesimo e cresima da parte delle famiglie fa riferimento al "mutato contesto sociale e religioso del mondo contemporaneo che ha portato a interrogarci".
L’istituto del padrino e della madrina "è molto importante – dice il vescovo di Massa Carrara – E’ un accompagnamento alla fede della persona che si accinge a entrare nella Chiesa. Quindi da una parte è irrinunciabile ma dall’altra è necessario che sia interpretato da chi può sostenere fortemente il percorso di fede. Studieremo in che modo ciò possa essere fatto, potrebbero ricoprire questo ruolo diaconi, referenti delle comunità o i parroci stessi nelle realtà più piccole ma anche catechisti. Dobbiamo trovare percorsi alternativi". Spetterà ai ministri ordinati, in particolare ai parroci "ottemperare a queste disposizioni e illustrare adeguatamente ai fedeli le ragioni pastorali che hanno indotto a prendere questa decisione", dice il decreto vescovile. Era diventata consuetudine che a ricoprire il ruolo di padrino e madrina fossero genitori, parenti più o meno stretti "quindi prevalevano le ragioni affettive o di convivenza nella scelta della persona chiamata a svolgere quei compiti, piuttosto che l’effettiva capacità di essere testimoni della fede da passare alle nuove generazioni – chiude monsignor Vaccari – Così dal 7 gennaio, festa del battesimo di Gesù, ci sarà questa sospensione ’ad experimentum’: valuteremo i risultati di questa scelta alla fine del triennio".
"Il padrino e la madrina spesso sono visti in relazione affettiva con chi riceve il battesimo o la cresima, ma queste istituzioni importantissime sono anzitutto un dono di trasmissione e accompagnamento nella fede, e se questo viene a mancare forse abbiamo da ripensare almeno il modo con cui accompagnare questi ragazzi", spiega il vicario generale don Marino Navalesi.
In che modo? "Certamente non li lasceremo soli, ma ci saranno altri modi di ripensare questa presenza. Servono figure che possano farsi garanti e accompagnatori della fede. Diventa una sfida per non leggere il bene e il male, ognuno ha una sua storia di vita – aggiunge – Chiediamo di ripensare una vicinanza forte per aiutare in questo processo di crescita nella fede, un cammino che ha bisogno di una base. E se mancano le basi difficilmente si sta in piedi. Il consiglio presbiteriale ha anche previsto una commissione per una rivisitazione del processo dell’iniziazione, non fermandoci soltanto sull’età della cresima, che anche questo comincia a diventare un problema soprattutto nelle zone di confine – conclude il vicario generale – In questo gruppo dove saranno coinvolti i parroci e le diocesi vicine, troveremo la possibilità di accordarci per evitare fughe inutili o giustificazioni insensate, ma riprovare a leggere il sacramento della chiesa come un dono importante".
Irene Carlotta Cicora
Alessandra Poggi