REDAZIONE MASSA CARRARA

Palazzetto e Dogali La guerra degli spazi

Due strutture inagibili: fra noncuranza dell’amministrazione e il variegato mondo delle società sportive, chi la paga sono i ragazzi

Palazzetto e Dogali La guerra degli spazi

Le strutture sportive sono fatiscenti e i ragazzi hanno difficoltà a praticare sport

CARRARA

Ci sono le guerre dichiarate e guerre fredde, conflitti all’interno della stessa disciplina sportiva e quelle trasversali ad altri sport. E poi c’è la battaglia delle battaglie: quella contro il Comune, accusato da tutte le società (ma solo quando ciò che viene ottenuto non corrisponde a quanto richiesto) di non predisporre regole giuste. Palazzo civico ci mette del suo, nel corso dei decenni ha tollerato, se non incentivato, cattive abitudini e poi ha sottovalutato, se non proprio ignorato, il bisogno di nuovi spazi per fare sport. Una crescita che interessa società e sport praticati, una quantità sempre maggiore di giovani che fanno sport. E mentre nei discorsi ufficiali si sottolinea sempre l’importanza di coinvolgere i giovani nello sport per sottrarli alla strada, alla mala movida e alla dipendenza dai telefonini, dall’altra negli ultimi decenni non si è fatto niente. Così il tempo è passato, le strutture esistenti sono diventate obsolete mentre di nuove neppure a parlarne. Solo per restare in regione (oltre Appennino è tutto un altro mondo) quello che piccole città con 10 o 20 mila abitanti sono riuscite a fare (strutture sportive decorose), a Carrara sembra una chimera.

All’ombra delle Apuane ci sono guerre dove nessun belligerante è esente da colpe: è chiaro a tutti che a palazzo civico si è perso il controllo della situazione, mentre le società ondeggiano: c’è chi lamenta discriminazioni e già protesta per un bando per gli spazi che non riconoscerebbe i meriti; chi mantiene un profilo defilato perché accontentato o in odore di esserlo; chi preferisce non esporsi in prima persona; chi lavora lontano dai riflettori per aggiustarsi al meglio; chi gioca alle scatole cinesi; chi cambia nome alla società.

Palazzetto e Dogali sono inagibili al pubblico chissà da quanto, ma palazzo civico taceva e i due problemi sono deflagrati solo quando due società hanno chiesto chiarimenti sulle capienze da comunicare alle rispettive federazioni che li avevano richiesti (il 2021 per il palazzetto e il 2023 per la Dogali). Altrimenti chissà per quanto ancora si sarebbe andati avanti con il pubblico senza garanzie antisismiche e antincendio (anche se poi in tre anni nessuna società ha rispettato la direttiva) e non sarebbero partiti (seppure con due anni e mezzo di ritardo) i lavori al palazzetto di Avenza. Più società hanno già tuonato di rivolgersi alle tradizionali "sedi opportune", con qualcuna sono già volati gli stracci, ma se ognuno mantiene le promesse fatte, ne vedremo delle belle.

Maurizio Munda