ROBERTO OLIGERI
Cronaca

"Via dalla pazza folla". E ora vive con le pecore

La pastora Cristina Mariotti anni fa lasciò Parma per trasferirsi sull’Appennino. Ha un centinaio di capi e sei fedelissimi cani che proteggono lei e gli animali

Cristina Mariotti

Filattiera (Massa Carrara), 13 febbraio 2022 - Cosa spinge una giovane donna, nata in una città come Parma, che ha studiato Scienze naturali e fatto teatro, ad abbandonare tutto scegliendo una vita spartana, il mestiere di pastora, fra pecore, capre e lupi sull'Appennino? "Che non ne potevo più di quella società artificiale - racconta Cristina Mariotti, da anni allevatrice di pecore massesi nella Piana di Filattiera -, di quello stile di vita che ti porta a lavorare per acquistare beni da status symbol, quasi sempre superflui, non necessari per la tua esistenza. Così ho fatto il grande salto".

Perché ha scelto di fare la pastora proprio di pecore di razza massese? "Da bambina andavo con i miei a trascorrere l’estate nella zona di Pallanzano, Appennino Parmense, dove venivano in transumanza i pastori della Lunigiana, con le loro caratteristiche pecore dal vello nero, le massesi appunto. Un genere di vita, sempre a contatto con la natura e gli animali che mi aveva affascinato e che è rimasto nel mio animo. Per me allevare pecore e capre fra prati, boschi e montagne è stato spontaneo. E così ha preso inizio la mia seconda vita".

Cristina ha un gregge di un centinaio di capi, e con il loro latte produce ricotta e diversi tipi di formaggio. " Oltre ai tradizionali pecorino, caprino e ricotta-spiega - produco anche la lattica, un formaggio fresco, spalmabile, e la crescenza, una cacciotella morbida, entrambi con latte di capra. E’ un mestiere che inizialmente ho appreso facendo un corso in Catalogna con le lacaune, pecore francesi specializzate per il latte, poi frequentando molte aziende di pastori locali".

Come si svolge la sua vita? "In inverno gli animali li foraggio in stalla con fieno d’erba medica e di prato polifita. Al pomeriggio, se il tempo lo permette, li porto a pascolare. Certo, in estate è tutt’altra cosa". Così, Cristina racconta della transumanza, quando nel mese di maggio parte col gregge per raggiungere i Prati di Logarghena, il ’regno delle giunchiglie’. "Tutti gli anni vado lassù per almeno tre mesi. Ho un container attrezzato dove vivere, cucinare, preparare il formaggio; se le condizioni atmosferiche lo consentissero, vivrei sempre sull’Appennino in piena libertà con le mie pecore, fra prati e sorgenti".

E come protegge il gregge dai predatori? "Il ricovero, vicino al container dove dormo e vivo, è contornato da una robusta recinzione elettrica; nella parte esterna allo stazzo rimane di guardia Olivia, mentre dentro a proteggere le pecore c’è Lana, sono le mie due femmine di pastore maremmano che assieme ad altri due cani da pastore apuano non abbandonano mai né me, né i miei animali. I lupi del resto, sono vicinissimi e sempre in agguato; qualche anno fa ho avuto anche un rischioso incontro ravvicinato con uno di loro, non sapevo cosa fare, quando come per incanto sono spuntati alle spalle i miei maremmani che l’hanno fatto fuggire".

Quale futuro per una vita così dura e rischiosa? "La pastorizia potrà avere un futuro e con essa anche l’allevamento di altre specie animali solo con il sistema estensivo: transuman za, pascolo allo stato brado e semibrado. L’allevamento intensivo ha fallito. Sotto il profilo etico, poi, è un orrore. Io sono certa che il futuro dell’allevamento animale sarà possibile solo se estensivo, con grandi spazi aperti a disposizione per pecore, bovini, maiali. Devo anche dire che da me vengono ad imparare il mestiere diversi giovani, soprattutto dalle grandi città, decisi a cambiare vita e sono in assoluta sintonia con il mio pensiero".

Il quotidiano vivere a contatto con il Creato, specie durante l’alpeggio, che riflessioni le lascia? "Mi ha fatto capire che noi tutti facciamo parte ’di un qualcosa’ e devo confessare che il cielo, le stelle, le montagne non mi fanno mai sentire sola. Poi, sul nostro Appennino, che per me è il vero paradiso terrestre, ogni giorno ci sono sorprese. Mi è capitato di incontrare anche una lince, animale rarissimo, sull’orlo dell’estinzione. Un esemplare adulto, straordinario. Ma è stata un’apparizione fugace; la lince, infatti autentico ’spirito del bosco’, un secondo dopo era sparita, come in un miraggio".