Pd-Lega, guerra aperta: "Alberti si dimetta". Il consigliere non arretra: "Ricostruzioni false"

La presunta aggressione in aula ha creato scintille tra le due fazioni. Frugoli: "Nessuna solidarietà dalla sinistra, a parte Daniele Tarantino". Il Carroccio regionale: "Il Partito democratico non vota un atto ad hoc".

Pd-Lega, guerra aperta: "Alberti si dimetta". Il consigliere non arretra: "Ricostruzioni false"

La presunta aggressione in aula ha creato scintille tra le due fazioni. Frugoli: "Nessuna solidarietà dalla sinistra, a parte Daniele Tarantino". Il Carroccio regionale: "Il Partito democratico non vota un atto ad hoc".

di Alfredo Marchetti

C’è chi chiede a gran voce le dimissioni, chi invece fa ’muro’ per evitare che tutto crolli. E il caso scoppia anche in Regione. Due giorni dopo gli avvenimenti accaduti al termine del consiglio comunale, la Lega va all’attacco e chiede che il consigliere comunale del Pd, Stefano Alberti, faccia un passo indietro, tramite il segretario provinciale Nicola Pieruccini: "La Lega fino a quando non ci saranno le dimissioni è pronta a dare battaglia per riportare la non violenza fisica nel dibattito politico locale". E punzecchia il Pd: "Alberti deve essere espulso dal partito e fatto dimettere". Il comunale del Pd invece si allinea al dictat del provinciale: "Riteniamo necessario – scrivevano ieri – ribadire che tutti i rappresentanti istituzionali devono essere esempio di convivenza democratica e civile. In tal senso chiediamo con fermezza di tutelare le istituzioni, primo fra tutti il Consiglio comunale, da ogni eccesso verbale e da ogni comportamento lesivo della dignità e della trasparenza". E la segretaria comunale Claudia Giuliani si limita a commentare: "Il partito farà la sua valutazione".

Dispiaciuto per l’accaduto lo stesso Filippo Frugoli: "Sì, ma anche del fatto che nessuno di sinistra, ad eccezione del consigliere Tarantino, mi abbia espresso umanamente la sua solidarietà. Un conto sono le questioni politiche, un altro l’uomo. Mi dispiace anche che le scuse sia state proferite a metà, con un ’ma’. Per il resto vado avanti, attendiamo il consiglio comunale di fine mese, mi sto riprendendo di salute. Un vero peccato non aver avuto solidarietà dai miei colleghi. Mi sono consultato con il mio legale, vedremo quali strade intraprendere".

Il caso scoppia anche in consiglio regionale. "Siamo indignati - afferma seccamente Elena Meini, capogruppo in consiglio regionale della Lega -, a questo punto, doppiamente: in primis per la grave aggressione subita, ad opera del consigliere del Pd, dal nostro capogruppo Frugoli per il fatto che i consiglieri regionali piddini non abbiano voluto votare in aula una nostra mozione che chiedeva di condannare con fermezza il fatto, esprimendo solidarietà e vicinanza all’aggredito. Invece, quelli che si definiscono democratici, hanno preferito svicolare codardamente, evitando di esprimersi su una tematica così delicata. Tra l’altro il capogruppo Ceccarelli, riportando le parole del consigliere Bugliani (assente in aula) ha affermato che non ci sia stata alcuna aggressione - precisa l’esponente leghista –. Vergognoso, dunque, l’atteggiamento della maggioranza che di fronte ad un palese fatto di violenza fisica, mistifica, a suo piacimento, la realtà".

Ma il consigliere Pd Stefano Alberti non sembra arretrare e decide di affidare a un comunicato il suo pensiero: "Durante il consiglio comunale sono stato offeso e provocato. Dopo avermi offeso personalmente durante il suo ultimo intervento, il consigliere Frugoli, al termine della seduta, ha attraversato l’aula consiliare, avvicinandosi ai banchi dell’opposizione dove siedo, per cercare uno scontro, dapprima verbale e poi anche fisico con me, che nel frattempo mi stavo allontanando dalla sala per far rientro a casa. La vicenda, ha visto, dunque, nel consigliere Frugoli, un soggetto attivo che ha assunto nei miei confronti condotte offensive e provocatorie di cui anche io ho riportato dirette conseguenze, sebbene non altrettanto pubblicizzate. Un pronto intervento da parte di chi, in consiglio, ha il compito di garantire l’equilibrio e il corretto e pacifico svolgimento della seduta avrebbe senz’altro evitato l’alzarsi dei toni e di modi, ma, in questo, come in altri innumerevoli casi precedenti, la minoranza, dileggiata e schernita, è abbandonata a se stessa".

"Ribadisco – conclude –, ancora una volta, il mio dispiacere per non aver lasciato cadere nel vuoto le offese e le condotte provocatorie, cui, comunque, non è seguita alcuna aggressione fisica da parte mia, che, come già detto, mi stavo allontanando dall’aula in compagnia di un collega. Preciso, inoltre, essendo il fatto avvenuto alla presenza di numerosi testimoni, di aver conferito mandato al mio legale affinché agisca a mia tutela nelle sedi più opportune contro ricostruzioni non veritiere e fantasiose di quanto accaduto, siano esse provenienti da persone, od esponenti politici".