Il pellegrinaggio e il sogno di un’altra vita possibile. Zaino in spalla e camminata ad andamento lento, come nella canzone di Tullio De Piscopo, quando l’onda della libertà ti porta via. E’ questa la filosofia del viaggio, dei pellegrini che ripercorrono a piedi le antiche strade della Via Francigena, seguendo le orme del vescovo Sigerico di Canterbury in viaggio verso Roma nel 990. A quel tempo non c’erano smartphone nè gps per non smarrire la destinazione. Oggi quel tracciato non è più un’avventura: è molto battuto e provvisto di segnaletica con la possibilità di consultare in ogni momento le mappe di posizionamento. Ma per tanti i cammini sono una sfida spirituale, un modo per ringraziare la divinità per un dono ricevuto.
E’ il caso del giovane frate francescano francese Brice-Marie, ex operatore sanitario, che da due anni e mezzo sta percorrendo tutti i cammini d’Europa, compreso quello di San Jacopo de Compostela e da un mese ha deciso di tornare in Terrasanta in compagnia di un’asina, di nome Esperanza, e di Puc, un cagnolino che il viaggio lo fa sul dorso del quadrupede da soma. Ma intanto l’obiettivo è raggiungere Palermo e la chiesa dove è sepolto fratel Biagio Conte, recentemente scomparso, a cui è devoto. Lungo il cammino italiano, sulla Via Francigena, ci saranno due tappe importanti: Assisi e Roma. Frate Brice ha imboccato la Via Francigena al Gran San Bernardo. Poi ha incontrato Ludovic, anche lui francese di Boulogne sur Mer, un collega di viaggio diretto a Roma, e hanno deciso di fare insieme almeno una parte dell’itinerario. Poi ognuno andrà per la sua strada. I due pellegrini sono arrivati in questi giorni all’Ospitale San Lorenzo Martire di Pontremoli, già convento dei padri cappuccini, poi dismesso dall’ ordine nel 2014 e riaperto grazie all’impegno di Gruppo missionario, Pro loco, alpini e carabinieri in congedo, che quotidianamente, a turno, coordinati da Gabriella Sordi, accolgono i viandanti con 80 posti letto. Una sosta gradita perché la tappa dal territorio emiliano è stata percorso sotto la pioggia. Pellegrini del mondo hanno sposato la filosofia della bassa velocità, cercando soste e deviazioni, incontri e paesi senza un calendario preciso. Asinella e cane sono perfetti compagni di viaggio e non si perdono le coccole dei due viandanti che spesso li abbracciano e li sbaciucchiano. All’asina per il cibo è bastato un prato erboso, mangia di tutto. "Mi sono preoccupata per l’asina – dice Gabriella, la responsabile dell’Ospitale – perché in giro qui ci sono due lupi che hanno già azzannato delle pecore. Meno male che non si sono fatti vedere. Forse hanno saputo che c’era una francescano".
Curiosità ed emozione, i sentimenti suscitati nella gente che li vede passare come viandanti antichi alla ricerca dell’essenza del creato e della semplicità della vita. Frate Brice è intenzionato a fermarsi almeno una settimana ad Assisi, vuole pregare sulla tomba di San Francesco, prima di approdare a Roma e a Palermo. Il religioso indossa un tradizionale saio, al collo porta un crocifisso. Altri due sono appesi allo zaino e al basto dell’asina. Il frate parla bene l’italiano: "Dopo tornerò al nord passando per la dorsale adriatica e scenderà lungo la Dalmazia sino alla Grecia. E’ un viaggio lunghissimo non so dire quanto potrà durare. ma voglio arrivare a Gerusalemme. Alla fine torneremo indietro. Ci vorrà un anno, credo. Ma bisogna avere fede, questa virtù aiuta a vivere bene". Camminare a piedi libera la mente e apre orizzonti inesplorati, quando poi i compagni di viaggio sono due animali la meta diventa insopportabile perché vorresti non arrivare mai a destinazione.
I pellegrini, dopo aver lasciato Pontremoli, si sono diretti ad Aulla, verso l’ostello di San Caprasio. Quindi si sono rimessi in viaggio, sfidando anche le intemperie, e hanno attraversato la nostra provincia arrivando a Massa. Qui tappe d’obbligo in Duomo e al convento dei Frati Cappuccini.
Natalino Benacci