
A destra la presidentessa del collegiale, la giudice Antonella Basilone, che ha letto la sentenza dopo otto anni
di Alfredo Marchetti
Arrivano le condanne per il processo che aveva sconvolto la Lunigiana visti coinvolti 25 carabinieri in forza alla caserma di Aulla. Ieri mattina, dopo nove anni, la presidentessa del collegiale, la giudice Antonella Basilone (a latere Marta Baldasseroni e Dario Berrino), dopo tre ore di camera di consiglio ha letto per mezz’ora le 23 sentenze di condanna che riguardavano gli imputati di maltrattamenti durante i fermi. Il collegiale ha utilizzato la mano pesante, restano però più leggera rispetto alle richieste formulate dalla Procura, ovvero dai Pm Alessia Iacopini e Marco Mansi. Per il maresciallo Alessandro Fiorentino condannato a 9 anni e 8 mesi; Amos Benedetti a 7 anni; Luigi Stasio condannato a 3 anni e 10 mesi; Giovanni Farina a 9 mesi; Flavio Tursi 3 anni e sei mesi; Ian Charles Edward Nobile condannato a 5 anni e 3 mesi di reclusione; Luca Granata condannato a 4 anni e 3 mesi di reclusione; a Matteo Sais una pena di 3 anni e 9 mesi di reclusione; Andrea Tellini condannato a 5 anni e un mese di reclusione; Marco Manetta condannato a 3 anni e 3 mesi di reclusione; Emiliano Crieliesi condannato a 4 anni; per Omar Lomonaco un anno e 4 mesi; Gianluca Varone condannato a 5 anni e un mese di reclusione.
Anche Daniele Bacchieri è stato dichiarato responsabile dei reati a lui ascritti e lo condanna a 3 anni e 5 mesi di reclusione; Simone Del Polito condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione; Salvatore Leoni condannato a 8 mesi; per Francesco Rosignoli una pena di 10 mesi e 10 giorni di reclusione; Giuseppe Ernesto condannato a 8 mesi; Abdellah Agoube una pena di 9 mesi di reclusione; Massimo Del Vecchio condannato a 8 mesi; per Paolo Bucci una pena di 8 mesi; Mauro De Pastena è stato dichiarato responsabile dei reati a lui ascritti e lo condanna a 2 mesi; Diego Gradellini condannato a 8 mesi. Per Benedetti, Tellini e Fiorentino è scattata anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Tutto nacque da un esposto per lesioni presentato nel lontano 2011 da un marocchino che, a suo dire, era stato percocosso da un militare del quale non sapeva le generalità, esposto che poi viene integrato nel 2013 per il marocchino viene a conoscenza delle generalità del carabiniere. Questo da inizio all’inchiesta, con l’ausilio di intercettazioni telefoniche che, nel 2016, vedono l’aggiunta di quelle ambientali anche all’interno delle caserme, alla luce di un secondo esposto. Nel 2017 scoppia il caso con le perquisizioni all’interno delle caserme e nelle abitazioni dei carabinieri finiti sotto processo. La schiera di avvocati della difesa ha già promesso ricorso in appello.