La chiusura forzata della caccia disposta dalla recente ordinanza del commissario nazionale per la lotta alla peste suina, Giovanni Filippini, non convince.
Il sindaco e responsabile della Protezione Civile dell’Unione dei Comuni, Matteo Mastrini, traccia la sintesi delle contraddizioni che peserebbero sulla stretta commissariale, in esito al convegno tenutosi nei giorni scorsi a Tresana: presenti Coldiretti, ATC Massa-Carrara, Asl Toscana Nord Ovest, il presidente dell’Unione Gianluigi Giannetti e le squadre di caccia.
"La motivazione dello stop alla caccia per evitare che i cacciatori nei boschi possano diventare un vettore della malattia è contraddetta dalla presenza, in queste settimane, di numerosissimi cercatori di funghi e di castagne". Ovvero, se la presenza umana fosse un problema, dovrebbe esserlo sempre al netto delle attività che si possono condurre nei boschi. "Nelle relazioni dei vari portatori d’interesse – spiega – ho letto una grande disponibilità a dare il proprio contributo. Coldiretti, tramite Francesca Ferrari, ha rappresentato le difficoltà delle aziende agricole esposte al rischio di danni ingenti per una presenza di cinghiali massiccia e nettamente sopra la media degli scorsi anni".
Ed aggiunge: "Atc Massa-Carrara con il suo presidente Emiliano Centofanti ha portato un legittimo punto di vista e spiegato alla platea l’impegno profuso in queste settimane. Con lui, stiamo lavorando all’installazione di una cella refrigerante utile alla conservazione dei cinghiali dopo gli abbattimenti".
Il territorio sarebbe pronto alla riapertura della caccia, forte anche del supporto di Asl Toscana Nord Ovest: "La dottoressa Francesca Pocai – prosegue Mastrini – ha fornito tutto il supporto tecnico necessario ad affrontare i passaggi normativi".
Secondo il sindaco, dunque, l’ordinanza commissariale non rappresenterebbe la soluzione al problema che a livello nazionale sta causando danni al settore per circa 30 milioni di euro al mese in aumento.
"Con tutto il rispetto per la linea commissariale, a nostro giudizio questa è la strada sbagliata: tanto più che la soluzione proposta, quella delle recinzioni delle zone di restrizioni, è lontana dall’essere attuata". Al contrario ribadisce: "Noi pensiamo che l’eradicamento dei cinghiali sia la precondizione per tutte le attività utili e necessarie al contrasto della Psa".
Michela Carlotti