Mentre si dibatte se sia meglio che il porto di Marina di Carrara sia accorpato a La Spezia (Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Orientale), o di nuovo a Livorno (Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale), se sia meglio cioè tornare in Toscana o rimanere, come ora, in Liguria, il 24 settembre l’Autorità portuale ha presentato istanza di assoggettabilità a Via (Valutazione di impatto ambientale) per il progetto di prolungamento della banchina Taliercio. Si tratta del molo di sopraflutto che secondo il nuovo Piano regolatore del porto dovrebbe essere prolungata per 450 metri. Nel cronoprogramma, sarebbe anche la prima opera del Piano da realizzare. Il 10 ottobre scorso il Ministero dell’Ambiente ha richiesto integrazioni. Siamo al primo passo della procedura, con la verifica amministrativa sulla presenza di tutti i documenti necessari, ma si può già affermare che evidentemente la documentazione non è stata ritenuta sufficiente. Ora l’Autorità portuale ha un mese per integrare, cioè entro il 10 novembre.
La vicenda merita approfondimento e alcune considerazioni per tutti coloro che attendono lumi in proposito, interessati alle sorti del porto: gli imprenditori, i sindacati, le istituzioni pubbliche, gli ambientalisti, gli operatori turistici e i balneari. Il prolungamento della banchina Taliercio per 450 metri, nel progetto dell’Autorità portuale, serve a far entrare due navi da crociera e non più una soltanto. Lo stesso piano, con questa operazione, prevede che l’"influenza" sulla spiaggia a sud del porto (verso Marina di Massa), in termini di erosione, possa arrivare fino a 3,5 chilometri. Inizialmente l’Autorità portuale aveva scritto che un impatto sarebbe stato possibile in ’soli’ 500 metri, salvo poi correggersi. Una correzione formulata dopo le osservazioni presentate dal Comune di Massa che evidenziavano l’errore. Chiunque può capire che non si tratta di uno sbaglio di poco conto, visto che un’"influenza" di 3,5 km avrebbe ricadute pesanti sulla Partaccia per arrivare sino al pontile di Marina di Massa. Una zona di litorale già devastata dall’erosione. Il dubbio sulla pericolosità dell’opera, del resto, è largamente condiviso.
Sul nuovo Piano regolatore del porto, com’è noto, si attende il parere decisivo del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, in buona sostanza del Ministero delle Infrastrutture retto da Salvini. Ma allora perchè la richiesta di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale arriva adesso? Forse l’Autorità portuale vuole portarsi avanti, non attendendo l’inappellabile parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, rischiando e anticipando l’invio dell’istanza di accessibilità, comprensiva dello studio di impatto ambientale. Il punto è che non c’è margine per approvare il Piano regolatore entro l’anno, come sperato, perché dopo la verifica amministrativa può iniziare la Via che prevede anche le osservazioni da parte del pubblico entro 60 giorni dalla pubblicazione dei documenti. Insomma, se ne riparla nel 2025. A meno che non si tratti di un Piano regolatore con soluzioni progettuali diverse da quelle annunciate e presentate pubblicamente. Nel Piano stesso, infatti, ci sono dieci diverse varianti di progetto e nel parere inviato dal Ministero dell’Ambiente si fa richista di indicare di ogni variante quale sarebbe l’impatto ambientale, nonché il perché del progetto prescelto.
Sul porto di Marina di Carrara, inoltre, occorre anche ricordare che nel frattempo, a metà settembre, ci sono state le dimissioni del presidente dell’Autorità portuale, Mario Sommariva, che aveva redatto e sostenuto il Piano regolatore.