ANDREA LUPARIA
Cronaca

Picchiano un giovane in piazza Due ragazzi albanesi alla sbarra

di Andrea Luparia

Erano in aula i testimoni chiamati dalla difesa ieri mattina nel processo ad un giovane immigrato dall’Albania accusato di lesioni personali, tentata violenza privata e minacce. Davanti al giudice monocratico Giovanni Tori, al Pubblico ministero Susan Pietrini e agli avvocati Enzo Frediani (parte civile) e Gabriele Dalle Lucche (difesa) si sono succeduti uno dietro l’altro alcuni ragazzi (chi massese doc, chi immigrato). E tutti hanno raccontato cosa hanno visto della rissa avvenuta il 13 settembre 2020 in piazza Garibaldi a Massa. Una rissa che alla fine ha visto un giovane massese finire all’ospedale di Massa con un dente spezzato, un labbro rotto ed il volto tumefatto. Tanto per essere chiari. I motivi dell’aggressione pare siano futili, futilissimi. In estrema sintesi diciamo che c’è stato un diverbio ed alla fine il giovane immigrato, nato in Albania nel 1997, purtroppo è passato dalle parole ai fatti colpendo violentemente il presunto “avversario“ con un pugno in faccia. Mentre il “rivale“ veniva accompagnato al Pronto soccorso (dove i medici gli davano dieci giorni di prognosi) l’albanese, insieme al fratello (nato anche lui in Albania), si allontanava da piazza Garibaldi finendo in piazza Mercurio dove incontravano il fratello del ferito. E qui non l’aggressore ma suo fratello, minacciava l’altro ragazzo di fargli del male se fosse scattata una denuncia nei loro confronti. Ad un certo punto, il “picchiatore“ si è poi reso conto che la mano continuava a fargli male. Il pugno tirato al volto del “rivale“ era stato forte e si era fatto male anche lui. Così si faceva accompagnare anche lui al Pronto soccorso. E qui incrociava la sua vittima che era stata appena medicata. Malgrado l’ambiente e la presenza di medici, infermieri e di altri feriti, l’aggressore non trovava di meglio che minacciare il ferito: "Se mi denunci ti rompo altri tre tre o quattro denti".

Adesso il fratello dell’aggressore deve rispondere di minacce con l’aggravante "di aver commesso il fatto per permettere al fratello di conseguire l’impunità". Il picchiatore, invece, deve rispondere di lesioni personali, tentata violenza privata e minacce con l’aggravante "di aver agito per futili motivi".