Oltre alla stangata sull’addizionale Irpef per far quadrare i conti in rosso della sanità toscana e recuperare risorse, il presidente Giani ha deciso di ricorrere alla scure per ridurre gli sprechi e nel mirino sono entrati i piccoli ospedali. In prima fila c’è la Lunigiana con i presidi di Pontremoli e Fivizzano. Ma in Garfagnana tremano i nosocomi di Barga e Castelnuovo e poi quelli di Figline Valdarno e Montevarchi. Il piano regionale punta a riorganizzare i ’doppioni’ e uno sarà trasformato in centro di assistenza e urgenza (Cau). Niente chiusure ma nella coppia uno sarà riconvertito secondo un modello al servizio della medicina territoriale per le urgenze minori. Così, diventerebbero grandi ambulatori in cui convogliare codici meno gravi che servirebbero ad alleggerire la pressione sui pronto soccorso. Un altro modo di risparmiare arriverà anche dalla chiusura di un certo numero di sportelli Asl. Ora i direttori generali dovranno approntare i piani di area e mandarli alla Regione. La notizia sta allarma i sindaci lunigianesi.
"C’è la possibilità che Regione intervenga su uno dei due ospedali della Lunigiana, considerati troppo vicini (40 km) - dice Matteo Mastrini, sindaco di Tresana (nella foto) - Ma quella che alcuni chiamano ’azione di riorganizzazione’ altro non sarebbe che l’ennesimo taglio a un territorio già vessato dalle decisioni prese dall’alto e indebolito dalle scelte regionali. Chi parla della trasformazione in Cau di uno dei due ospedali della Lunigiana non ha chiari né la nostra orografia, né i bisogni di una popolazione per la maggior parte anziana e di persone che, in molti casi, vivono sole. Inoltre, tale scelta arriverebbe a poche settimane da quanto fatto dall’assessore alla salute Bezzini (con l’accordo della giunta regionale) sull’emergenza urgenza". Mastrini sottolinea che la Lunigiana ha anche due ambulanze medicalizzate in meno: l’una tolta dal 118 di Aulla, l’altra da Fosdinovo. Tra l’altro nel periodo di Natale chi dovesse aver bisogno della guardia medica si troverà in difficoltà, essendo anche questo servizio ai minimi termini. "Pensare adesso a privare la Lunigiana di uno dei suoi presidi ospedalieri, dopo promesse di potenziamento, incontri, patti per la salute sarebbe gravissimo - chiude - Il buco in sanità, appare debole se teniamo conto che questa settimana, per lo stesso motivo, è stata aumentata l’Iperf regionale di 200 milioni di euro. Il territorio non potrebbe sopportare anche questo".
N.B.