REDAZIONE MASSA CARRARA

Giorno della Memoria, la storia di Pietro Fazzi tra guerra e vita nei lager nazisti

Massa, i figli stamani riceveranno la medaglia d’onore. Sarà consegnata loro dal prefetto a Palazzo Ducale

Pietro Fazzi, morto a 90 anni nel 1997

Pietro Fazzi, morto a 90 anni nel 1997

Massa, 27 gennaio 2023 - Saranno i figli a ricevere per lui questa mattina alle 10 nel salone di rappresentanza della prefettura la medaglia d’onore, concessa con decreto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La consegnerà loro il prefetto di Massa Carrara, Guigo Aprea, in memoria del padre Pietro Fazzi – morto a 90 anni nel 1997 – nell’ambito delle celebrazioni ufficiali del “Giorno della Memoria“. Si tratta di un riconoscimento che viene assegnato a cittadini italiani, militari e civili, che siano stati deportati e internati nei lager nazisti.

L’uomo, nato a Massa il 18 gennaio del 1907, visse sempre nel piccolo paese di Redicesi. Ed è proprio qui che fu fatto prigioniero nell’agosto 1944 e internato a Berlino fino al settembre del 1945. "Fu una persona di indole silenziosa e taciturna, che mai raccontò nulla di quello successo – racconta il nipote, Morris Fazzi – O per suo carattere, appunto, o per eventualmente rimuovere l’esperienza vissuta. Partì e poi tornò con una piccola valigia in legno che conserviamo ancora e con qualche soldo tedesco". Questa mattina saranno i tre figli – Lino, Ermanna e Ubaldo – a ritirare il riconoscimento a Palazzo Ducale.

"Mio padre Pietro è stato catturato nel paese montano di Redicesi nel Comune di Massa nel mese di agosto 1944 a seguito di un rastrellamento effettuato da soldati nazisti, insieme ad altri giovani del paese – scrive Lino Fazzi nei documenti che ricostruiscono la drammatica esperienza del padre, in base a racconti di paesani che furono catturati deportati e liberati assieme a lui – E‘ stato portato nella Caserma Dogali di Carrara e poi con camion nel campo di Fossoli di Carpi di Modena. E in seguito con carro merci in treno in Germania. La sua prima tappa è stata a Innisbruck, dove è stato selezionato per essere inviato a Ulm, dove è rimasto per alcuni mesi. Fu poi trasferito a Berlino a lavorare in una fabbrica di carta e qui ha trovato un suo compaesano, Pietro Giannaccini (gia decorato di medaglia d’onore nel 2017), con il quale ha passato il periodo di detenzione fino alla fine della guerra".

Pietro Fazzi è rimasto a Berlino fino alla fine del conflitto: "In seguito, fu liberato dall’Armata Rossa e insieme a tanti altri italiani – spiega ancora il figlio – è stato portato a Genova in treno. Poi, con propri mezzi, a piedi, fece ritorno a casa il 12 settembre del 1945".