Niente servizi igienici sulle spiagge libere che sembra non possano utilizzare neppure quelli degli stabilimenti balneari vicini. Ad accendere l’attenzione, e il malumore, per la situazione è stato l’accesso negato alla toilette di un bagno privato a un bambino che era con la famiglia sulla vicina spiaggia libera in un tratto di litorale di Marina di Massa, non lontano dalle ex colonie. Un turista dalla spiaggia libera è andato nello stabilimento confinante con il proprio bambino che aveva urgente bisogno dei servizi igienici ma sarebbe stato redarguito da uno dei titolari: niente servizi perché non era cliente. "Si è sentito mortificato – racconta il cognato massese – Come si può negare un servizio a una persona perché non ha preso l’ombrellone nello stabilimento? Abbiamo telefonato ai vigili urbani, alla Capitaneria di porto e mio cognato ha cercato di contattare anche l’ufficio del mare, chiuso per ferie fino al 4 settembre. Possibile che chi sceglie la spiaggia libera non possa usare il bagno di uno stabilimento? E se così è, perché allora non si dotano le spiagge libere di servizi igienici? Vorrei una risposta da sindaco e assessori a turismo e ambiente: i fruitori della spiaggia libera dove devono andare per fare i loro bisogni? In mare? Dietro le siepi?"
Alla fine al bambino è stato concesso l’uso della toilette ma la discussione ha reso umiliante per la famiglia la richiesta. "Il mare dovrebbe essere garantito a tutti – sottolinea l’uomo, amareggiato da quanto accaduto al cognato in vacanza a Marina – . Le spiagge libere, le poche rimaste, sono sempre più affollate. E dispiace dover constatare che non siano dotate di servizi igienici pubblici, di un rubinetto per sciacquarsi i piedi e lavarsi le mani, servizi che sarebbero necessari, come la doccia. Perché i ‘proprietari del mare’ possono permettersi di allontanare quei ‘poveracci’ (secondo loro) che provengono dalla spiaggia libera?"
Un episodio che a fine estate ha infiammato gli animi dei frequentatori delle spiagge libere, ma che rappresenta solo uno dei disagi che le centinaia di persone, turisti e residenti, che non scelgono uno stabilimento per andare al mare, si ritrovano a subire. "Se alcuni gestori degli stabilimenti privati peccano di avidità, il Comune che non pensa a garantire i diritti a tutti i suoi cittadini – incalza – , costringendoli a bussare alle porte dei privati per utilizzare la toilette. Le poche spiagge libere rimaste dovrebbero essere attrezzate con servizi igienici, docce e pulizia quotidiana, per una semplice questione di civiltà e di rispetto". E’ l’estate della follia, del libero mercato dove si pagano 2 euro per dividere un tramezzino e dove per un mezzo bicchiere d’acqua (da accompagnare pasta e cappuccino), una cliente ha sborsato 50 centesimi in più, in un chiosco a Marina di Massa.
Angela Maria Fruzzetti