
Quanti libri, opuscoli, manifesti, volantini occorrono per raggiungere il peso di un piano in più di cemento armato?". Mentre in tribunale a Massa si appresta a entrare, per l’ennesima volta, nel vivo il processo sui crolli del Politeama, fa discutere la richiesta della difesa della Caprice di chiedere una perizia sull’archivio anarchico del Germinal per capire se il peso dei libri possa aver contribuito ai cedimenti del palazzo. Una tesi che viene rimandata al mittente con forza tanto dagli stessi anarchici quanto da chi da anni si batte per salvare il palazzo simbolo del nostro centro storico. "Quando si dice ‘il peso della cultura’ – commentano con ironia i libertari del gruppo Germinal Fai, del gruppo Malatesa di Gragnana e dei gruppi anarchici riuniti –. E’ tornata in auge l’idea che il peso dei libri e dei manifesti anarchici conservati all’interno dei locali dell’archivio Germinal, gravando con loro portanza politica sui pilastri dell’edificio, possa aver causato il collasso dell’edificio Politeama. A provocare i crolli non sarebbero stati il ferro, il cemento, il marmo o la sabbia, ma la carta. Eppure, ci domandiamo, quanti libri occorrono per raggiungere il peso di un piano in più di cemento armato? Forse i volumi della mitica biblioteca di Alessandria. Analizzando seriamente la cosa, vien però da pensare che la società in questione non abbia una valutazione granché positiva non soltanto della nostra intelligenza, ma di quella della cittadinanza tutta che da lunghi anni attende che vengano stabilite le cause del crollo. Vorremmo sapere quanto è il peso che grava sulla coscienza di coloro che con spregiudicatezza han provato a fare i loro propri interessi speculativi a danno della collettività?".
Scelgono la strada dell’ironia anche gli attivisti del Comitato Politeama che, parimenti, rigettano con forza l’idea della ‘responsabilità’ dell’archivio e bollano la richiesta della perizia come solo un modo per allungare i tempi del processo. "Finalmente anche qui ci siamo adeguati al trend di quasi tutte le inchieste degli ultimi anni e abbiamo deciso di seguire la pista anarchica. Era ora – dicono sarcastici dal comitato –. La verità è che tornano tutti i peggiori incubi. Torna a sfilare davanti ad un giudice (il 14 ottobre, ndr) il famoso Raffaello Bartelletti, nominato come tecnico dopo il primo crollo dalla Caprice, ma al tempo presentato alla stampa dal sindaco Angelo Zubbani come se fosse il consulente del Comune, teorico della tesi, già bollata come insensata, dei mattoni vecchi e friabili. Torna a parlare lo stesso Zubbani, già assessore all’Urbanistica e primo cittadino al tempo dei lavori e dei crolli. Torna la memoria della convenzione fra Comune e Archivio Germinal, la cui rendicontazione si perde nei meandri del bilancio comunale. Ma soprattutto tornano quelle fantastiche teorie strategiche della Caprice utili a intorbidire le acque della verità processuale, ad allungare il brodo delle responsabilità, a mescolare le carte del gioco della prescrizione. Ci auguriamo che sfoderando un’idea tanto strampalata abbiano finalmente chiarito anche agli ultimi indomiti, che insistono a considerarli interlocutori sensati nel percorso di recupero del palazzo e del teatro, quale sia il loro vero intento. Alla Caprice vogliamo dire: ora basta, diventate grandi, fate i seri e se proprio non riuscite ad assumervi le vostre responsabilità almeno puntate su un dignitoso silenzio".
Claudio Laudanna