ANDREA LUPARIA
Cronaca

Albiano, storia di un crollo annunciato. Il ponte fu allargato senza rinforzare i piloni

Già nel 1992 il passaggio sul fiume era a rischio. Fino all’implosione del 2020, quando solo il lockdown evitò una strage

Il ponte di Albiano Magra dopo il crollo

Massa Carrara, 11 giugno 2021 - Il ponte di Albiano Magra, che collega (sarebbe meglio dire collegava) Aulla con la sua frazione più popolosa, sarebbe caduto comunque. Il conto alla rovescia è iniziato nel 1992, quando l’Anas fece allargare la sede stradale, passata da 9 metri a quasi 11, senza rinforzare i piloni. Il manufatto divenne più pesante e meno elastico: il suo destino era segnato. E dal 1992 all’aprile 2020, quando il viadotto sul fiume Magra è crollato (senza fare vittime solo perchè c’era il lockdown e non si circolava), nessuno ha fatto i controlli necessari per dare l’allarme. Anas e Provincia di Massa Carrara si sono alternate sul ponte ma non hanno scoperto l’esistenza di una paleofrana, in lento movimento da monte verso valle, che premeva su una delle sponde.

Il ponte di Albiano Magra dopo il crollo
Il ponte di Albiano Magra dopo il crollo

E’ questo, in sintesi, quanto emerso, tra mercoledì e ieri mattina, nella due giorni di camera di consiglio dedicata all’incidente probatorio. Davanti al gip Marta Baldasseroni si sono seduti gli ingegneri Franco Braga e Sebastian Rampello, più gli avvocati dei 22 iscritti nel registro degli indagati, i legali delle parti civili (tra cui i due conducenti che erano sul ponte quando è crollato) e il pm. Tra gli indagati ci sono fior di professionisti e dirigenti di Anas e Provincia. I due periti nominati a suo tempo dal gip prima hanno presentato il frutto dei tanti mesi passati a controllare i resti del ponte, leggere una montagna di carta e a mettere sensori tra i 30 e i 100 metri sotto la sede stradale. Poi hanno risposto alle domande degli avvocati e del giudice. Ora il gip ha rinviato gli atti alla Procura della Repubblica di Massa. Sarà il pm, quindi, a decidere se svolgere ulteriori indagini, magari per iscrivere altre persone nel registro degli indagati, oppure se chiedere il rinvio a giudizio di tutti o almeno di qualcuno dei 22 indagati. Ma potrebbe anche sollecitare il giudizio immediato per questo o quell’accusato. L’ipotesi più accreditata è che chieda il rinvio a giudizio, ma gli osservatori più attenti hanno notato che l’atto di fine indagini non è ancora arrivato. Si vedrà, anche perchè a luglio il Pm ora titolare dell’inchiesta andrà in Procura a Trani.

Tra le particolarità emerse dall’incidente probatorio, c’è anche la presenza, alla base della paleofrana, di un tunnel alto quasi 2 metri scavato dopo la guerra per portare l’acqua del fiume Magra al Canale Lunense, che rifornisce la Val di Magra. Per guardare al futuro con un filo di ottimismo, bisogna aggiungere che sono in corso i lavori per fare il ponte nuovo. Sono cominciati i primi di maggio (ad oltre un anno dal crollo) e dovrebbero terminare tra marzo e aprile del 2022. Questa almeno è la promessa di Fulvio Maria Soccodato, il dirigente Anas chiamato dal governo a fare il commissario straordinario alla ricostruzione. Prima di lui era stato nominato commissario Enrico Rossi.

I resti del ponte crollato sono ancora, quasi tutti, dove sono caduti. Perchè sono ancora sotto sequestro. A portare via i detriti più leggeri ci hanno però pensato le piene del fiume spostandoli verso Bocca di Magra (in Liguria). Insieme al cemento e all’asfalto è andato verso valle anche il furgone rosso divenuto simbolo del crollo. Il suo conducente rimase ferito seriamente (l’unico) nel crollo. Quando seppe che il furgone era rimerso dalle acque molto più a valle andò a salutarlo. Ora ha un legale che lo rappresenta, come parte civile, nel processo.