
"Ponterotto fogna a cielo aperto". Tubi volanti e scarichi nel fiume. Esasperati da degrado e miasmi
"Scempio ambientale, è una fogna a cielo aperto". E’ il grido d’allarme dei residenti di Ponterotto, il piccolo abitato del comune di Licciana Nardi che si sviluppa sulla provinciale che dalla valle del Magra porta ai monti. Scendiamo dalla strada provinciale per un breve tratto sterrato che conduce in riva al torrente Taverone. Sulla sinistra, l’impianto di depuratore con annesso scolatoio, fermo da anni. Il resto dell’impianto, benché funzionante, non sembra aver ricevuto recenti manutenzioni. Sulla destra, un’intera piana acquitrinosa, a confine tra il fiume e una proprietà privata. A ridosso, un grosso tubo arancione in pvc. "E’ stato messo di recente dal gestore, Gaia o chi per essa, per la raccolta delle acque nere . Anziché collegarlo al vicino depuratore, è stato interrato per 20 metri fino a scaricare a cielo aperto nel torrente", spiega Giuliano Cresci, che si fa portavoce dell’esasperazione degli abitanti del posto.
Un abitato urbanisticamente complicato, che si sviluppa lungo la ripida stradina comunale del Canaletto che dalla provinciale sale fino alla Ceria di Monti. "Quando piove, la potenza dell’acqua, amplificata dalla pendenza, arriva a valle come una furia. Da anni chiediamo che vengano apposte delle griglie di scolo idraulico per evitare danni alle abitazioni" racconta Cresci. Ma torniamo a valle, dove quel grosso tubo arancione in pvc è stato realizzato a pochi metri dal depuratore, ignorandolo. "Siamo sgomenti nel costatare quanto stiano maltrattando la natura e il nostro territorio e quanto sia basso il grado di professionalità di chi esegue e di chi controlla i lavori poi in definitiva pagati da noi contribuenti" è lo sfogo.
Il tubo perde acqua e sembra proprio scaricare nel fiume anizché convogliare nel vicino impianto di depurazione. "Fuoriuscite continue di acqua melmosa, putrida e maleodorante a dimostrazione – dichiara Cresci – che il lavoro è improvvisato e non serve alla funzione di raccolta". Ma proseguendo lungo fiume, in linea con la presenza a monte del depuratore, un altro tubo scarica a cielo aperto nel torrente Taverone: "Anche questo immette direttamente nel fiume le acque provenienti da impianti fognari domestici" sostiene Cresci.
Una frazione deturpata da tubature di fortuna, fuoriuscita di acque nere che si riversano nel terreno ormai diventato paludoso e insalubre. "Non ci si può nemmeno camminare perché si affonda nella melma – spiega Giuliano Cresci –. Questa è la zona detta della Fontaneda dove una volta c’era la fontana a cui gli abitanti si rifornivano quando gli acquedotti non esistevano". Alcune pietre in mezzo ai rovi, sono tutto ciò che resta dell’antica fonte. "Amministrazioni scellerate, anziché valorizzarla l’hanno demolita. Ma l’acqua sorgiva continua a fuoriuscire, disperdendosi nel terreno". Inutili i piccoli instradamenti con fossette di terra riportata: quei rivoli di acqua bianca, pulita e, soprattutto, sprecata continuano a zampillare. "Si dovrebbe almeno utilizzarla per alimentare il vicino impianto depuratore". Cresci riferisce di aver informato tutti gli organi competenti: dal sindaco, agli uffici Asl a Gaia. "Siamo in una zona di notevole degrado, da sempre palesato a suon di lettere. Ci chiediamo come si possano eseguire opere che vanno contro i più basilari principi di civiltà. Attendiamo tempestivi interventi per la bonifica dell’area".