
Le reliquie di Padre Pio a Pontremoli
Pontremoli, 29 settembre 2017 - "Le reliquie di Padre Pio sono state donate a Pontremoli da Padre Michelangelo da Cavallana, che le aveva raccolte con il suo consenso e il Ministro dei Cappuccini dell’Emilia Romagna non può pretendere di trasferirle dalla città". Il sindaco Lucia Baracchini prende posizione ufficialmente sul caso che sta allarmando i numerosi fedeli del Santo spesso in chiesa per venerare i reperti conservati in due vetrine fatte costruire dal Gruppo missionario, occupatosi del convento dopo il ritiro dei frati nel 2014.
«Le reliquie non possono essere oggetto di negoziazione - sottolinea il sindaco che condivide la posizione di don Pietro Pratolongo. Il sacerdote, parroco di San Colombano, San Pietro e Santa Cristina, che ha tenuto aperta la chiesa del convento intitolata a San Lorenzo Martire si è già rivolto alla Santa Sede per impedire quello che viene considerato un vero tentativo di scippo dei cimeli sacri. Prosegue così il braccio di ferro tra i fedeli pontremolesi e i cappuccini emiliani che non hanno specificato le motivazioni della richiesta dei reperti nel corso dell’incontro della settimana scorsa con il vescovo e una delegazione di cui facevano parte don Pietro Pratolongo e il Gruppo missionario intitolato alla memoria di Padre Daniele.
L’Ordine dei Cappuccini, al momento di lasciare il convento pontremolese, aveva istruito le pratiche per la donazione alla Curia dell’immobile ottenendo l’autorizzazione del Vaticano, ma l’atto di passaggio della proprietà non è mai arrivato al notaio. Poi a luglio il nuovo Padre provinciale Lorenzo Motti ha telefonato al vescovo Santucci chiedendo le reliquie di Padre Pio.
Di fronte all’atteggiamento di riserva della Curia, disponibile però a una mediazione, è stato posto un aut aut: i frati vogliono le reliquie, in caso contrario salterebbe la donazione del convento. «E’ una proposta inaccettabile sotto tanti profili«, commenta il sindaco Baracchini. Intanto una veglia di preghiera è stata organizzata domani alle 21 alla chiesa del convento come auspicio alla permanenza delle reliquie, che intanto sono state «blindate« e spostate. Un atteggiamento protettivo pensando al trasloco di oggetti messi in atto dai cappuccini tre anni fa, quando furono prelevate tra i tanti arredi anche tele d’arte che potevano avere il vincolo della Soprintendenza ai beni culturali.
Intanto si fa riferimento lla storia per sottolineare l’unità inscindibile tra i devoti, il convento e gli oggetti d’arte della chiesa, donati dalle famiglie pontremolesi nel tempo, che contribuirono generosamente a far riavere ai cappuccini il convento espropriato dallo Stato nel 1866 con il passaggio di proprietà al Comune. L’occasione venne grazie alla mediazione dell’allora vescovo di Pontremoli Alfonso Maria Mistrangelo che negoziò la liquidazione di un debito del Comune pontremolese nei confronti del Seminario per il servizio scolastico del ginnasio aperto anche agli alunni esterni, con la cessione del convento che venne riscattato dai frati e intestato a due cappuccini inglesi perché quelli italiani erano senza riconoscimento civile. Lo avrebbero avuto con i Patti Lateranensi.