
Un corteo di protesta dei dipendenti di Poste Italiane
Massa, 1 aprile 2017 - Sindacati mobilitati, lunedì, martedì e mercoledì, per impedire la totale privatizzazione di Poste Italiane. Niente scioperi, per adesso, ma presidi davanti ai più grandi uffici postali. In pratica il 3, 4 e 5 aprile, Cisl-Slp, Cgil-Slc, Cisal-Failp, Ugl-Com e Confsal-Com faranno una sorta di sit-in con distribuzione di volantini di fronte all’ufficio postale di Massa centro, tra via E.Chiesa e via Democrazia. Il presidio comincerà alle 9 del mattino e durerà fino a mezzogiorno.
«Si svende la più grande azienda italiana – si legge in una nota firmata dai cinque sindacati – e le conseguenze, oltreché i lavoratori, le pagheranno i cittadini col peggioramento dei servizi». In pratica per tre giorni i sit-in di protesta coinvolgeranno i dipendenti di Poste Italiane in tutti capoluoghi toscani. E’ comunque interessante notare che all’iniziativa di protesta non partecipa la Uil. Il fronte della protesta vede però una accanto all’altra la Cisl, la Cgil, due sindacati autonomi e l’Ugl. Secondo questi cinque sindacati, il processo di privatizzazione annunciato dal governo avrà ricadute negative sul servizio postale. In sostanza la corrispondenza sarà recapitata solo a giorni alterni e saranno chiusi altri uffici postali, soprattutto nelle aree più marginali del territorio, ad esempio la Lunigiana.
A Massa il 3 aprile il presidio di fronte all’ufficio di Massa Centro, vedrà presente il segretario regionale Slp-Cisl Toscana Fabio Tognoni, insieme alle segreterie provinciali di Cisl e Cgil . «Organizzeremo dei presidi contemporaneamente e per tre giorni in tutte le città capoluogo della nostra regione –affermano i sindacati – vogliamo impedire la svendita della più grande azienda del paese, che impoverirà ulteriormente il servizio pubblico. La totale privatizzazione di Poste Italiane, il portalettere che passera dalle nostre abitazioni un giorno si e uno no, la chiusura degli uffici postali nelle località più sperdute, la chiusura del CMP di Firenze – proseguono i sindacalisti- oltre a mettere a rischio migliaia di posti di lavoro e chiudere ogni prospettiva ai giovani, aumenterà ulteriormente il degrado dei servizi offerti alla popolazione nelle aree marginali. Questo i cittadini lo devono sapere e a loro ci rivolgiamo per chiedere solidarietà».