Povertà, dato allarmante: "Lavorare non basta più"

Appello dal dibattito del Pd: "Era una garanzia di sicurezza ma adesso no"

Povertà, dato allarmante: "Lavorare non basta più"

I lavori del Partito democratico

Milioni di persone vivono intrappolate nella povertà, e il lavoro non è più una garanzia di sicurezza. Circa il 10% degli italiani vive in povertà assoluta; oltre 3,5 milioni di lavoratori, pur avendo un impiego, non guadagnano abbastanza per vivere dignitosamente, mentre 1,3 milioni di bambini crescono senza i mezzi essenziali per costruire il proprio futuro. Questi i dati drammatici, emersi durante un dibattito organizzato dal Partito Democratico nella Sala della Resistenza del Palazzo Ducale, descrivono una crisi che non risparmia nessuno: famiglie in difficoltà, lavoratori precari e anziani costretti a sacrificare tutto per aiutare figli disoccupati. "In alcuni casi, gli affitti e le bollette assorbono oltre il 40% del reddito familiare, trasformando la casa da rifugio a fattore di impoverimento", ha sottolineato Serena Spinelli, assessora regionale alle politiche sociali, denunciando anche l’impatto della cancellazione del Reddito di Cittadinanza, che ha tolto supporto a 59.000 toscani. Elisabetta Sordi, segretaria provinciale del PD, ha aperto i lavori. "In alcuni casi, vivere sotto lo stesso tetto è diventato un fattore di impoverimento, con affitti e utenze insostenibili", ha aggiunto Spinelli, evidenziando come la povertà non riguardi più soltanto i disoccupati o le fasce marginali, ma sia sempre più spesso una condizione di chi lavora. Durante l’evento, Federica Santillo di Caritas Toscana ha ricordato come la povertà sia diventata una condizione trasversale: "Il lavoro non protegge più: è precario, frammentato e incapace di garantire una vita dignitosa. La povertà lavorativa colpisce l’8% degli occupati, ma tra gli operai questa percentuale sale al 16,5%". L’emergenza non risparmia nemmeno gli anziani, molti dei quali, dopo una vita di lavoro, sono costretti a cedere le proprie abitazioni per aiutare figli disoccupati o semplicemente per sopravvivere.

Una situazione che Emiliano Fossi, segretario regionale del Pd, ha attribuito a decenni di scelte politiche che hanno favorito il libero mercato a scapito della giustizia sociale: "La precarietà che oggi viviamo è il risultato di trent’anni di deregolamentazione. Serve un nuovo modello sociale che rimetta al centro le persone, i loro diritti e le relazioni". Fossi ha invocato misure come il salario minimo e la settimana lavorativa corta. Marco Furfaro, deputato Pd, ha ampliato la riflessione criticando il modello di società promosso dal governo: "Viviamo in un’Italia dove metà delle scuole non ha il tempo pieno, dove si tagliano docenti e personale scolastico, mentre si finanziano le scuole private. La destra propone una società dove se hai soldi puoi accedere alla sanità e all’istruzione, ma se non li hai sei lasciato indietro".

Michele Scuto