Premio Bancarella Sport. Stravince Capurso con Efrati, pugile-eroe

Pontremoli, il libro “La piuma del ghetto“ parla di rinunce e ingiustizie. Secondo sul podio ’8000 metri di vita’ di Moro, terzo “I tre“ di Modeo.

Premio Bancarella Sport. Stravince Capurso con Efrati, pugile-eroe

Premio Bancarella Sport. Stravince Capurso con Efrati, pugile-eroe

Dalla gloria del ring al campo di stermino. La storia del pugile, peso piuma, Leone Èfrati, di religione ebraica, che rinuncia alla carriera americana per stare vicino alla famiglia a Roma, nel periodo delle leggi razziali, finendo poi nei campi di sterminio nazisti, dove è costretto a combattere per soddisfare le scommesse dei kapò e in seguito vilmente ucciso, ha vinto la 61esima edizione del Premio Bancarella Sport. Il libro che ha conquistato l’ambita fascetta è “La piuma del ghetto“ di Antonello Capurso (Gallucci) che ha ottenuto 194 voti della grande giuria (220) formata dai librai indipendenti appartenenti alle due associazioni organizzatrici dei premi Bancarella e gli elettori designati dal Panathlon Distretto Italia e dall’Unione Nazionale Veterani dello Sport. Un romanzo che narra una storia di sport ed epica ha sbaragliato il campo degli altri concorrenti alla finale. Al secondo posto “8000 metri di vita“ di Simone Moro (Corbaccio) 127, “I Tre“ di Sandro Modeo (66thandsecond) 122. Di seguito “Un altro calcio“ di Riccardo Cucchi (People) 95, “Al di là del muro“ di Maurizio Nicita (Minerva) 75 e “Luciano Spalletti il vincente“ di Enzo Bucchioni (Tea) 47. "E’ una vicenda rocambolesca incredibile, tutta basata su fatti realmente avvenuti, che andava scritta in un romanzo - ha detto il vincitore al momento della premiazione - La ricostruzione è stata fatta con testimonianze di persone ancora in vita mettendo insieme i pezzi di un puzzle. Dapprima con la vita sportiva romana, tra l’altro Èfrati era stato campione italiano della sua categoria, poi la parentesi americana, il ritorno, la deportazione prima ad Auschwitz e poi a Ebensee dove verrà ucciso". Il vincitore ha poi spiegato a Paolo Liguori e Valentina Cappelli, che hanno condotto la cerimonia di proclamazione, che Leone Èfrati nel 1938 aveva sfiorato il titolo mondiale negli Stati Uniti, mentre in patria veniva cancellato da annuari sportivi fascisti e giornali perché ebreo.

Sul palco anche Paolo Francia e Benvenuto Caminiti. Molto votato anche il libro di Simone Moro, gigante dell’alpinismo. "E’ una specie di stato dell’arte degli Ottomila metri, ma l’ avventura non è finita - ha detto - Ci sono ancora tante vie da aprire". Tante preferenze anche per il tennis raccontato da Sandro Modeo, rappresentato sul palco dall’editor Michele Martino. "Il tennis del Ventunesimo secolo è un’eccezione perché inscena una contesa a tre: il regno di Federer, Nadal e Djokovic è di una durata stupefacente - ha ricordato - Sandro Modeo cerca di illuminare questa eccezione coniugando pathos narrativo e scavo analitico". Si è parlato di volley con Maurizio Nicita che ha ricordato come le nazionali azzurre di pallavolo da quasi mezzo secolo siano fra le più forti al mondo. Poi il calcio che per Riccardo Cucchi, ex radiocronista Rai, deve tornare a promuovere valori. "Non può rinunciarvi senza pagare il prezzo di smarrire la sua stessa identità", ha chiosato. Mentre Enzo Bucchioni, per lungo tempo inviato speciale e direttore del Quotidiano Sportivo de La Nazione-Il Resto del Carlino-Il Giorno, ha pagato dazio col suo “Spalletti, il vincente“, scritto l’anno scorso dopo la vittoria del campionato con Napoli. La batosta della nazionale agli europei ha spento le velleità di classifica. E’ stato inoltre assegnato il 20° Premio Bruno Raschi a Paolo Liguori. Poi il Premio Panathlon a Massimiliano Castellani e Adam Smulevich autori del libro “A futura memoria“ (Minerva) ed è stato presentato “Ciao Vladimiro“ (Titani Editori), biografia del giornalista inviato di Tuttosport al seguito della Juventus scritto dal fratello Benvenuto a 30 anni dalla scomparsa.

Natalino Benacci