REDAZIONE MASSA CARRARA

Preoccupano le sostanze cancerogene nel suolo dell’ex Italiana Coke

"Qui si producevano anche diossine, benzene, benzopirene e policlorobifenili"

"Lo studio definitivo per la bonifica della falda SinSir apuana conferma il persistere di un grave inquinamento nelle acque sotterranee dell’ex Italiana Coke, operante dal 1936 al 1990, che produceva coke metallurgico e fonderia". Lo scrive Giuseppe Chiappuella, chimico industriale ed ex dipendente Eni, che ripercorre la storia dell’ex stabilimento avenzino ricordando come nelle fasi di lavorazione si producessero "circa 140 kg di idrato di ammonio (acque ammoniacali), equivalenti a 210.000 kg giornalieri. Circa il 2% di questa ammoniaca veniva trattata con acido solforico per produrre solfato di ammonio, usato come fertilizzante. L’enorme quantitativo di idrato d’ammonio rimanente, fino al 1976, veniva invece scaricato nel Lavello. Dopo l’entrata in vigore della legge Merli le acque ammoniacali non vennero più scaricate in questo fosso, ma nella pioppeta esterna alla cokeria. Poi si scavarono dentro lo stabilimento, in terreno sabbioso, fosse profonde per favorire l’assorbimento ed il drenaggio verso strati più profondi e verso la falda, causando l’inquinamento di terreni ed acque sotterranee. A preoccupare di più – conclude Chiappuella sono però altre sostanze cancerogene che si sviluppavano distillando carbone come metalli pesanti tossici (arsenico, piombo, mobdileno, cadmio e rame). Inoltre, si producevano anche veleni come benzopirene, diossine, benzene, policlorobifenili e idrocarburi policiclici aromatici".