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Prof e trattamento di fine rapporto. Il giudice condanna il Ministero
Il Tribunale di Massa, nella persona del Giudice del lavoro Rossella Soffio, ha accolto il ricorso di due docenti precari del Ministero della istruzione e ricerca, oggi definito Ministero della istruzione e del merito, che hanno prestato attività con contratto a termine in vari istituti scolastici della provincia di Massa Carrara.
La decisione applica, per la prima volta, le indicazioni e valutazioni della suprema corte di Cassazione, contenute in due sentenze aventi riferimento all’annoso e complesso calcolo del trattamento di fine rapporto nella pubblica amministrazione. Il Mim è stato condannato dal giudice del Tribunale di Massa al rimborso, a favore dei due professori, dell’importo di circa 2mila euro cadauno, oltre circa 3mila euro di rimborso spese legali, con un diritto che potrà essere esercitato anche per le retribuzioni dei mesi successivi.
In particolare, rappresenta il legale Daniele Biagini (quale autore della decisione della Suprema Corte di Cassazione), "è stata data una corretta interpretazione ad un accordo quadro del 1999, con cui è stato introdotto, anche nella pubblica amministrazione, il trattamento di fine rapporto".
"Devo rilevare la mia soddisfazione professionale, considerando che l’iter processuale, per un tema di avanguardia e complesso, aveva avuto avvio proprio al Tribunale di Massa, ottenendo conferma alla Corte di Appello di Genova ed ora, con due definitive sentenze, anche alla suprema corte di Cassazione. Quanto ottenuto consente a tutti i dipendenti precari a termine della pubblica amministrazione, da intendersi non solo i dipendenti della scuola, ma anche dei Comuni, delle Provincie, delle Regioni, delle aziende sanitarie ed ogni altro soggetto datore di lavoro pubblico, di poter agire ed ottenere un rimborso. Sono prossime altre decisioni, anche in altri territori, nei quali stiamo già operando e che ritengo andranno a conformarsi a favore dei precari della pubblica amministrazione".