E’ un processo drammatico, sotto vari punti di vista, ma anche particolare dal punto di vista giuridico quello che ieri mattina, davanti al collegio giudicante, ha visto duellare l’avvocato David Cappetta con il Pubblico Ministero. Diciamo prima di tutto che si parla di tre fatti diversi ma uniti da un comune denominatore. Il fatto è accaduto a Marina di Massa. Alla base c’è una giovane prostituta che denuncia il suo “protettore“, presunto marito, per maltrattamenti e sfruttamento della prostituzione. In pratica lui la picchia, la minaccia, la deruba e l’accusa di non guadagnare abbastanza. Lei scappa, lui la trova, la picchia e lei per salvarsi chiama i carabinieri. Poi però la giovane perde coraggio, si pente della sua audacia e fa retromarcia. A quel punto dalla Procura della Repubblica parte l’accusa di calunnia. Avrebbe mentito, avrebbe calunniato l’uomo, insomma. A questo punto la donna, forse con la forza della disperazione, ritrova il coraggio iniziale. E quando viene interrogata, davanti al magistrato competente conferma quanto aveva detto inizialmente. La testi sostenuta dall’uomo, è però opposta. Chi ha ragione? Non bastassero queste due tesi opposte, c’è un nuovo fatto. Un cliente della giovane prostituta si presenta alle forze dell’ordine e denuncia sia l’uomo che la donna. In estrema sintesi sostiene che lui voleva andare con la prostituta, ma poi al momento di farlo entrare in casa, quando aveva già pagato, lei ha visto il presunto “marito“ e l’ha lasciato fuori casa. Lui ha protestato, è uscito il marito, che gli ha rubato anche il portafoglio. Lui ha reagito, si è ripreso il portafoglio e ha denunciato i due per tentata rapina. Nuova udienza il 20 marzo.
Andrea Luparia