A dieci anni dall’alluvione del 2014 che allagò Marina di Carrara l’associazione ‘Amare Marina’ fa alcune considerazioni, attraverso Carla Gianfranceschi e Dariella Piolanti. "Sono passati dieci anni quando il torrente Carrione si trasformò in fiume di fango che tracimò dagli argini in una rovinosa alluvione che devastò il nostro fragile territorio – scrivono –. Il ricordo di quell’evento è ancora negli occhi di coloro che vissero quella catastrofe. A Marina di Carrara i muri del porto stavano creando un effetto diga, e il livello dell’acqua che non defluiva sarebbe aumento provocando ancora più danni. Fu necessario abbattere un muretto di recinzione del porto per far defluire l’acqua, che altrimenti avrebbe sommerso la frazione a mare. Tuttavia la situazione sarebbe stata ancor più grave, se fosse stato realizzato il waterfront concepito allora dall’Autorità portuale e appoggiato dal Comune con a capo la giunta Zubbani".
Gianfranceschi e Piolanti ricordano infatti che il progetto prevedeva la costruzione di un muro alto molti metri per una lunghezza di 2 chilometri sul fronte mare. "Un progetto – sottolineano – che non piaceva a una buona parte dei marinelli, tanto che fu sonoramente bocciato dai cittadini che parteciparono al percorso partecipativo ‘Portolemieidee’. Fu il primo percorso di partecipazione sostenuto dalla Regione Toscana realizzato da cittadini".
"Vogliamo immaginare cosa sarebbe successo nel 2014, se ad ostacolare il deflusso delle acque non ci fosse stato un muretto ma un muro di cinque metri di altezza?" si chiedono. Ma per le rappresentanti dell’associazione "questa sciagurata esperienza non insegnò nulla a tanti, e men che meno a molti politici, in particolare a quelli che plaudono all’ampliamento del porto e alla ulteriore cementificazione alla foce del Carrione". Politici che, accusano Carla Gianfranceschi e Dariella Piolanti si dimostrano "anche smemorati della volontà dei cittadini, che in quel percorso partecipativo si dissero contrari all’ampliamento del porto, che nei progetti di allora e di oggi prevede la classica colata di cemento alla foce del Carrione". "Come si può concepire un’operazione del genere? – chiedono – Dopo quello che è successo e quello che sta succedendo oggi in tutta Italia, in tutto il mondo, dove la necessità di rispettare la natura e tutelare l’ambiente".