Quelle stragi dimenticate. L’eccidio del Pradaccio con dieci civili trucidati

Erano nascosti in alcuni anfratti scavati nel canale di Semesedo: traditi da una spiata. Fivizzano ha pagato il prezzo più alto in provincia in termini di morti: oltre 170

Quelle stragi dimenticate. L’eccidio del Pradaccio con dieci civili trucidati

La recente celebrazione in ricordo delle vittime della strage di Vinca, una delle tante nel territorio di Fivizzano

Massa Carrara, 8 settembre 2024 – Non c’è angolo, in questa parte di Lunigiana dove, nel secondo conflitto mondiale, non vi sia stata un’esecuzione di gruppo o di singoli inermi abitanti da parte delle truppe naziste che vi si erano stanziate all’inizio dell’estate del 1944. I tedeschi erano dislocati nei centri logisticamente più importanti, collocati in posizione dominante da cui controllare ogni movimento di uomini e merci. E’ il caso della Compagnia di SS ’Pionieri’ del tenente Alberth Fischer che stazionava nel Castello Malaspina di Fosdinovo, da dove si spostava celermente sui mezzi in dotazione, in funzione antiguerriglia, specializzata inoltre nel saccheggio di bestiame e derrate alimentari a danno dei poveri abitanti della zona. E non si era certo placata la loro sete di vendetta con la strage del 19 agosto a San Terenzo Monti-Bardine, dov’erano state trucidate 159 persone da parte del 16° Battaglione esplorante del maggiore Walter Reder. Le formazioni naziste, infatti, erano rimaste nelle sedi originarie continuando nelle solite razzie e vessazioni di ogni genere, concentrandosi nell’attività per cui le SS erano state formate e indottrinate: quella di uccidere. E con loro i fascisti repubblichini. E non esitarono a farlo pochi giorni dopo il massacro di Valla, il 24 agosto, nell’abitato di Bardine, trucidando senza alcun motivo Piastra Virginia, un’anziana abitante, e così pure il 1° settembre, quando falciarono con i mitra Laerte Sabatini, un giovane di San Terenzo.

Ma il massacro che doveva colpire ulteriormente la martoriata borgata fivizzanese era imminente. Nella notte del 3 settembre una decina di uomini del paese, di varie età, fra cui un appartenente alla Guardia di Finanza, fidanzato con una ragazza di San Terenzo, che avevano trovato rifugio in alcuni anfratti scavati nel canale di Semesedo, in località Pradaccio, a 400 metri dalla chiesa, vennero sorpresi, a seguito di delazione, da una formazione di SS della Scuola divisionale sottufficiali, di stanza a Canova di Aulla, comandata dal capitano Max Paustian. Rimasti intrappolati nelle loro buche sotterranee, gli sfortunati vennero seviziati e uccisi senza pietà. Qualche mese più tardi, la loro triste fine non rimase impunita: una donna residente in altro comune della Lunigiana, individuata come delatrice dietro precise testimonianze di abitanti del posto, venne giustiziata da un gruppo partigiano operante nella Valle del Bardine. Con l’eccidio dei Rifugi del Pradaccio, San Terenzo-Bardine, dal 17 agosto al 3 settembre ’44, raggiunse il poco invidiabile numero di oltre 170 civili uccisi, divenendo la borgata con il maggior numero di vittime sacrificate sull’altare della follia nazista di tutta la provincia di Massa-Carrara.

Roberto Oligeri