Il report sulla marmettola di Source International è quasi pronto: le analisi sono state completate, i risultati saranno messi insieme e presentati in un incontro pubblico il 15 dicembre. L’obiettivo finale, però, come spiega la referente del progetto per Source, la scienziata ambientale Clara Masetti, è "creare un report da consegnare alle autorità, a sindaci, Arpat, Ispra, Ministero dell’Ambiente e Unesco, perché le Alpi Apuane sono un patrimonio Unesco, affinché tutti prendano davvero in considerazione il problema della marmettola e applichino i dovuti controlli, affinché la marmettola venga smaltita come rifiuto, come dovrebbe essere. Le regole ci sono e vorremmo fossero rispettate".
E’ l’ultimo atto del lungo percorso di un progetto di scienza partecipata durato 5 mesi coinvolgendo associazioni ambientaliste e cittadini del territorio, con due giornate di formazione e cinque uscite sul campo, una al mese a partire da luglio e l’ultima a novembre. Un periodo molto lungo che consente di prendere in esame le caratteristiche dei corsi d’acqua legate alla stagionalità, mettendo al centro in particolare due bacini: quello del Lucido in Lungiana, e il Frigido a Massa.
Punto di ‘bianco’ per il confronto era il fiume Bardine, non interessato dagli impatti dell’attività estrattiva come spiega Masetti. "Abbiamo iniziato quando i fiumi erano più puliti, senza piogge. Le ultime uscite invece le abbiamo organizzate dopo periodi di piogge intensa, in un periodo di piena. Si è vista subito la differenza: un’elevata torbidità in particolare su alcuni punti". E’ chiaro che tutti i fiumi in periodo di piena sono più torbidi. "Trasportano terre e detriti – continua Masetti – ma dal confronto di Frigido e Lucido con il fiume Bardine abbiamo visto che non c’erano affatto gli stessi livelli di torbidità. Nelle ultime uscite abbiamo trovato valori superiori a 80 Ntu (Unità nefelometrica di torbidità). La cosa importante è stato il coinvolgimento dei cittadini in questo progetto di scienza partecipata aperta a tutti, accessibile".
L’adesione purtroppo non è stata all’altezza delle aspettative e soprattutto della consapevolezza del problema sul territorio. "Una ventina di partecipanti in tutte le varie uscite – continua la referente – ma chi è venuto è stato comunque molto coinvolto. Assieme a loro abbiamo realizzato report mensili scientifici per poi arrivare al documento unico finale da presentare per restituire i dati alla comunità". Masetti non esclude di poter tornare ad approfondire il fenomeno se ci fosse interesse da parte del territorio e la curiosità non è mancata quando attraversavano borghi e paesi armati di ‘sonde’ per analizzare i fiumi. Fra i partecipanti all’ultima uscita di novembre c’erano anche Alberto Grossi, del Grig, già ambientalista dell’anno in passato.
"Il progetto è interessante – spiega Grossi – dal punto di vista didattico e per il concetto di scienza diffusa che permette di avvicinarsi a questa realtà permettendo di allargare il cerchio dei controlli dalle istituzioni ai cittadini e di fare divulgazione. Non siamo in conflitto con nessuno ma dobbiamo tutelare l’acqua, un bene comune, risorsa e diritto fondamentale, universale per l’umanità". "L’estrazione del marmo sta causando danni al territorio – evidenzia ancora Ciro Monti di Apuane Libere – e quando ci sono le grandi piogge vengono giù tonnellate di marmettola che, come sappiamo, trascina anche i residui della lavorazione del marmo: idrocarburi, grassi, olii, e tutto viene a valle. Marmettoloa che si deposita in fiumi rendendoli inerti con grave danno ambientale. E paghiamo fior di soldi per la depurazione acqua quando dovrebbe essere pagata da chi inquina".