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Riflettori su Roberta e Federica. Lardo e marmo a Firenze testimonial della città nella mostra di Massimo Sestini
Ci sono anche i volti di due donne di Carrara nella mostra fotografica ‘La Toscana delle donne’ di Massimo Sestini, in corso al Palazzo Strozzi Sacrati di Firenze fino al 24 febbraio. Venti volti di donne, come la bagnina, la chef, la maestra di sci o la suora ricamatrice immortalate nella loro quotidianità. Tra di loro anche cui due carraresi, per la precisione colonnatesi. Sono Roberta Germani Cattani (83 anni), titolare della ‘Mafalda’, una delle larderie più antiche di Colonnata, e Federica Guadagni (50 anni), amministratrice delegata e responsabile della sicurezza e ambiente della cava Canaloni, una che quando serve indossa scarponi e caschetto e sale al monte per controllare che fili tutto per il verso giusto.
I loro volti sono anche i protagonisti del calendario 2024 ‘La Toscana delle donne’, che come la mostra si inseriscono nel rilancio di ‘Benvenute in Toscana,’ il progetto speciale di interesse regionale di Toscana Promozione Turistica.
Un mosaico di storie che si rincorrono tra eredità di saperi e sapori, ricerca di un istante, immortalate dal celebre fotoreporter vincitore, tra gli altri, del World Press Photo nel 2015. Federica rappresenta il lavoro delle donne in cava, un mondo ancora quasi tutto al maschile. Federica è cresciuta con i suoi 22 dipendenti, e nel suo piccolo ha rivoluzionato il modo di lavorare il marmo, ma anche il concetto di protezione ambientale: la sua cava è stata la prima ad ottenere la certificazione Emas, era il 2018.
Roberta simboleggia invece il lavoro che sta dietro a un prodotto d’eccellenza come il marmo di Colonnata, ma anche una larderia che da più di 134 anni è gestita da donne. "Nonna Erminia passò la prima macelleria di Colonnata alla nipote Mafalda, orfana di guerra del ’15 ’18 – racconta Roberta, che è anche la mamma del regista cinematografico Fabrizio Cattani –, che a soli 11 anni la mandò avanti da sola. La macelleria aveva anche una larderia con le conche, e negli anni oltre alla carne e al lardo era diventata un emporio, con tanto di tabacchino. Mafalda è stata forse la prima a commerciare il lardo. Ci sono ancora i suoi quaderni dove appuntato a lapis ci sono i nomi dei clienti". Il lardo e il marmo, due simboli che hanno reso Carrara famosa nel mondo. "Dal 1995 dirigo la cava di famiglia, e anche se le cave sono un mondo prettamente al maschile non ho mai avuto problemi in quanto donna – commenta Federica –, sono cresciuta assieme ai nostri 22 dipendenti. In tutti questi anni sono riuscita a far cambiare loro mentalità, e oggi vedo che lavorano in tutta sicurezza senza problemi. Una donna ha più sensibilità anche verso l’ambiente. Ringrazio l’associazione industriali e il presidente Matteo Venturi per avermi candidata come volto della mostra". Tornando al lardo "mi ricordo che a comprare il lardo dalla Mafalda veniva anche lo chef Luigi Veronelli – racconta Roberta –, veniva a Colonnata a piedi. Io sono entrata in larderia anni dopo. All’inizio facevo la contabile, ma poi quando mia suocera mi raccomandò di non chiudere l’attività di famiglia mi sono messa a fare il lardo. Lo facciamo secondo il metodo che ci tramandiamo da generazioni e il segreto sta tutto nel dosare le spezie. Addesso della larderia se ne occupa principalmente mia figlia Lucia". "La cava è sempre stata la mia vita, fin da quando piccolissima mio padre mi ci portava con la jeep – ricorda Federica –, un mondo affascinante che negli anni è mutato. Nel mio piccolo ho cercato di cambiare la lavorazione impostandola in modo etico, e i miei ragazzi sono una grande squadra, lavorano sempre collaborando. C’è ancora molto da fare ma ho insegnato il rispetto per l’ambiente, non a caso siamo stati i primi ad ottenere la certificazione Emas. La cava è un ambiente ad alto rischio e spesso la confidenza o i problemi che si portano da casa diventano un rischio. Importante è che i ragazzi mi seguano e abbiano cambiato mentalità. Vedere tutti questi progressi mi rende orgogliosa. Anche se lavoro principalmente con gli uomini non mi sono mai sentita esclusa, i dipendenti mi hanno sempre supportata, siamo cresciuti assieme". "Sono venti donne normali – ha detto Massimo Sestini – non necessariamente famose, ritratte nel loro ruolo di donne, professioniste, amanti del loro lavoro e contestualizzate nel loro ambiente e nel paesaggio della Toscana la regione più bella del mondo. Una terra che il mondo ci invidia, fatta di natura, città d’arte, architetture".