Carrara, 5 maggio 2017 - Uno ha percorso «soltanto» 400 chilometri in 10 giorni, l’altro 15mila in 13 mesi. Uno viene da Roma, si chiama Mirko Mamberti, fa il pasticcere ed è diretto con le sue gambe a Santiago de Compostela. 3mila chilometri che dovrà fare entro il 25 luglio. L’altro, Mathias Albrecht, norvegese, dopo una vita da geologo, ha aspettato di andare in pensione per coronare il sogno di una vita: percorrere l’Europa a piedi e cercare nelle pietre già calpestate da milioni di pellegrini il messaggio di Dio. Così con motivazioni diverse, diversi mondi e provenienze, due lingue lontane e sconosciute, i due, il primo 37 anni e l’altro 57, si sono incontrati sulla Francigena, che stanno adesso percorrendo insieme per un tratto. Ieri la sosta nell’ostello di Avenza da dove, dopo una tappa di 40 chilometri, stamani ripartono alla volta di Aulla per poi proseguire verso le tappe della via più famosa d’Italia, uno diretto in Francia, alla volta di Canterbury, l’altro verso la Francia e a Roncisvalle iniziare il percorso di 800 chilometri che in una trentina di tappe lo porterà in Galizia.
«Il cammino – hanno spiegato due pellegrini – è un percorso unico: per la gente che incontri, contraddistinta da generosità e altruismo, per i paesaggi e per la spiritualità che inevitabilmente porta con sé». Mathias appartiene alla Norvegia cattolica e cerca Dio in ogni pietra, albero e incontro che trova sul suo percorso. «Il mio – aggiunge Mirko che a Roma ha moglie e figli e una fiorente attività – è un cammino spinto da un calderone di motivazioni: quella spirituale, la sfida con me stesso, la voglia di mettermi alla prova con qualcosa di straordinario e lontano dalla quotidianità. Porto con me anche le tribolazioni della mia gente. Ho il certificato medico di un bambino malato di leucemia: a Fisterre lo brucerò». E così ognuno con il suo fardello, che non è soltanto uno zaino di qualche chilo, ognuno con la sua spinta interiore i due sono diventati in poco tempo amici per la pelle, hanno abbattuto ogni barriera e nonostante Mirko non parli una parola di inglese comunicano a meraviglia. «Il mondo dei pellegrini – raccontano – è un universo a se stante. Si incotnrano persone di ogni tipo e ognuno ha tanta energia da darti e amore da comunicare. Nella vita normale questo è raro».