A 30 anni dalla sua morte esce il libro sulla sua Carrara. Sarà in libreria nei prossimi giorni il libro di Rosaria Bertolucci (nella foto), giornalista e scrittrice, romana di nascita, carrarese d’adozione, che collaborò proprio con questa cronaca con preziosi contributi sulla vita culturale cittadina. Il libro, dedicato alla storia di Carrara si intitola "La città perduta. Storie e ritratti di Carrara e del territorio apuano-versiliese tra ’800 e ’900", Pisa, Bfs edizioni, 2020, pagine 528, curato dal figlio Franco che ha voluto ricordare la madre, ma anche la studiosa e la scrittrice. Un’antologia di più di 60 articoli e saggi della Bertolucci, pubblicati tra il 1978 e il 1990, soprattutto sul nostro quotidiano che racchiude la passione della scrittrice per la storia di questa città. Rosaria Ciampella, Bertolucci da coniugata, nasce a Roma il 23 aprile 1927 e giunge in città nel 1969 dove gestisce una libreria. Si inserisce nel tessuto culturale dove incontra i artisti e intellettuali come la pianista Pina Telara, il fotografo Ilario Bessi, lo scultore Carlo Sergio Signori, lo storico Antonio Bernieri e esponenti della “vecchia guardia” del mondo libertario come Ugo Mazzucchelli. Ha modo di lavorare con il pittore Mino Maccari e lo scrittore Carlo Cassola. Come ricorda Romano Bavastro, inizia a collaborare assiduamente alla cronaca di Carrara de "La Nazione" con articoli sul mondo della musica, l’opera lirica, l’arte e la storia con particolare riferimento sempre alla città e al suo comprensorio. Nel 1978 arriva un primo riconoscimento, il premio per la narrativa al Morganti di Viareggio, per la sua ricerca su Enrico Pea. Tra il 1978 e il 1983 dà alle stampe cinque monografie su Pea, Tomasi di Lampedusa, Cardarelli, Lorenzo Viani e Sibilla Aleramo. Bertolucci è stata anche nel 1988 tra le promotrici dell’Università della Terza età, titolare del corso di storia locale e, nell’estate del 1988 e in quella successiva, anche di un corso di latino per i licei su incarico del Comune.
Una stagione unica e irripetibile, quella vissuta dalla scrittrice, nella quale la cultura locale ha trovato una persona sensibile, leale e generosa che ha fatto conoscere ad un ampio pubblico la storia sociale e politica del territorio apuano- versiliese e della città del marmo, una città – e con essa molti dei suoi cittadini – che la scrittrice ha tanto amato e che l’ha resa felice. Nel libro la storia della nostra città: non banali articoli di cronaca, ma veri e propri saggi di ambito storico che il lettore de "La Nazione" poteva leggere come capitoli di un libro in divenire.