Massa, 7 dicembre 2021 - Sanac torna in piazza venerdì. Ma in una piazza diversa, per una protesta nazionale dei 4 stabilimenti a Roma, sotto la sede del ministero dello Sviluppo economico. Una battaglia che prova a diventare collettiva solo ora che il baratro è dietro l’angolo, ora che la cassa integrazione è andata a toccare i lavoratori di Cagliari e Vado Ligure dal 50 al 75%. Ora che l’ipotesi di una chiusura definitiva è più che uno spettro. Ma c’è il timore che possa trasformarsi in una goccia nel mare, visto che nello stesso giorno ci sarà la grande manifestazione nazionale della scuola e un paio di centinaia di persone a Roma non fanno rumore.
I problemi sul tavolo sono gli stessi, come hanno rimarcato ieri mattina i segretari di Filctem Cgil e Uiltec, Nicola Del Vecchio e Massimo Graziani, all’attivo dei quadri e delegati unitario di Cgil, Cisl e Uil nella Sala della Resistenza a Palazzo Ducale. Una situazione al limite del baratro "se non si garantiscono prospettive e ordini – ha detto Del Vecchio - che oggi dall’Ilva vanno all’estero invece di arrivare a Sanac. E’ pronta la nuova procedura di gara per la vendita che durerà almeno 10 mesi ma Sanac non reggerà così a lungo. Massa non è ancora in cassa integrazione perché ha ancora ordini in pancia ma ci entrerà nei primi mesi 2022".
"Lo Stato che uccide lo Stato – ha incalzato Graziani -. Il ministero non si è mai presentato agli incontri ufficiali, ha mandato avanti funzionari che a volte non sapevano neppure di che si parlava". Ma c’è un timore che corre sottopelle fra i sindacati e la vertenza Sanac lo ha portato alla luce: non riuscire più a provocare reazioni nella comunità, un rigurgito di solidarietà per chi perde il lavoro. Una forza collettiva che forse si è vista in piazza l’ultima volta con la Farmoplant. Il timore di non riuscire a fare presa sulla coscienza condivisa della comunità. Soli, gabbiani ipotetici di Gaber che piano piano non hanno più neppure l’intenzione del volo, con un sogno di lotta che si è rattrappito mentre l’uomo si perde nella sua sopravvivenza quotidiana. E questa vertenza territoriale unitaria che spingono in avanti è forse l’ultima volta per provare ad aprire le ali e vedere se questa provincia è ancora capace di volare. Ma lo slancio stavolta deve coinvolgere tutti, un Leviatano per superare le miserie del territorio.
Francesco Scolaro