
Un rito secolare che puntualmente si ripete. Accesi a Sassalbo i primi gradili per essicare le castagne. A Sassalbo, borgata di alta montagna a un tiro di schioppo dal Valico del Cerreto, la storia e le tradizioni locali ci portano a conoscere la comunità dalle capacità straordinarie che vi abita. E’ fra le strette vie del paese, nel “grado” (essicatoio-metato) della famiglia di Venturo Giannarelli e di quella di Dino Furletti che è stato acceso il primo fuoco: una operazione che vedrà per 40 giorni e 40 notti la fiamma sempre accesa sotto “i canicci”, per far sì che le “solate” di castagne fresche, sopra riposte e stese, si essichino lentamente, senza subire improvvise scottature. Un lavoro certosino ma necessario per ottenere farina dolce, delicata, di alta qualità. Il castagno, su queste montagne, giustamente viene definito “l’albero del pane”.
Da secoli, infatti, è attorno al castagno che gira l’economia di queste realtà di montagna: non solo in relazione ai frutti che vengono raccolti e venduti freschi, oppure secchi trasformati in farina dolce, ma all’utilizzo dello stesso legname: per infissi, mobili o travi per edilizia e agricoltura; poi anche come legna da ardere e sotto i gradili medesimi in quanto la legna di cerro dà un calore troppo intenso con il rischio di abbrustolire le castagne poste a essicare compromettendone poi la qualità della farina. Addirittura, con le tavole di castagno, nell’ambiente di Sassalbo, non solo si è sempre costruito cassoni, gli “scrigni” per contenere cereali e farine, ma si realizzano “conche” per conservare il lardo.
Il borgo, che fino all’ultimo dopoguerra contava 1500 persone, è noto anche come “il paese senza camini”. Uno dei motivi deriva dal fatto che, in passato, durante l’inverno, la vita familiare si svolgeva in gran parte all’interno del “grado”, l’essicatoio, e qui i camini non servivano. Gli essicatoi avevano anche una importante valenza sociale: rappresentavano un luogo di aggregazione e permettevano inoltre rari momenti di incontro per i giovani. Infatti durante le lunghe e fredde serate invernali i paesani si riunivano “a veglia”, dove i più anziani raccontavano favole e aneddoti. I più eruditi declamavano perfino passi dell’Ariosto e di Dante. E i giovani di entrambi i sessi potevano conoscersi. C’era una tecnica particolare per fare allontanare i pretendenti... perditempo, quella di gettare sul fuoco molta legna in modo che il calore fosse fortissimo: chi non resisteva era costretto ad allontanarsi, lasciando le ragazze “da marito” in compagnia di quei pochi giovani che “per amore” erano... sopravvissuti.
"Attualmente – racconta Mario Giannarelli dell’omonimo ristorante Passo del Cerreto – si stanno raccogliendo le castagne di varietà “carpinese”, quelle che danno la farina di miglior qualità, seppure in resa minore. Alla fine dell’essicazione lecastagne saranno “battute” liberate cioè delle buccia, poi verranno trasformate in farina nel mulino ad acqua di Arlia, sopra Fivizzano. Prima a Sassalbo di questi mulini ce n’erano tre in attività. Ora abbiamo trovato un accordo per ripristinarne uno qui in paese senza doverci poi spostare. E già pregustiamo il momento in cui, al Valico, parteciperemo alla edizione 2021 di “Dolce & Farina”, la gara per scegliere la migliore farina di castagne dell’Appennino prodotta con metodi tradizionali".
Roberto Oligeri