REDAZIONE MASSA CARRARA

Scienziato pontremolese poteva far vincere Hitler

Ezio Lorenzelli aveva avuto l’incarico da Mussolini di realizzare il primo missile radioguidato della storia. Dopo la guerra dovette scappare in Argentina

Uno scienziato pontremolese avevao l’arma segreta in grado di cambiare le sorti della seconda guerra mondiale. Era un ingegnere, un “genio“ della fisica, incaricato da Mussolini di realizzare il primo missile radioguidato della storia per dare una svolta alla crisi militare e anticipare Hitler, che pensava alle V2. Il suo nome era Ezio Lorenzelli, docente di "architettura tecnica" al Politecnico di Torino. Negli anni Trenta aveva progettato la costruzione dei teatri Reposi e Alfieri mettendo a punto il "sistema isopotenziale di volte sonore". Un algoritmo che ancora oggi porta il suo nome. Era un metodo per consentire alle ultime file dei teatri di ascoltare come fossero sotto il palcoscenico. E nel 1938 aveva vinto un concorso per la progettazione acustica del Teatro Regio di Torino. Il riconoscimento gli aveva consentito allo scoppio della guerra di far parte di un reparto militare comandato a Bra dal principe Umberto. Questa conoscenza costituirà il tramite per presentare il progetto del missile radioguidato a Mussolini. Solo per questioni di tempo non riuscì a portare a termine la costruzione di un siluro radiocomandato e autoportante in grado di colpire navi a 300 chilometri. Gli esperimenti avevano avuto successo, ma occorreva tempo per produrli. A Lorenzelli fu messa a disposizione Villa Grassi a Terracina per definire il progetto. Quando tutto era pronto, l’ordine del giorno Grandi fece cadere il duce. Poco dopo all’ingegnere pontremolese fu comandato di distruggere i piani per non consegnarli a Hitler. "Io però avevo preso le carte - raccontò lo scienziato nel 1999 in occasione della cerimonia di assegnazione della cittadinanza onoraria di Pontremoli - e le nascosi nella casa paterna di mia moglie a Monforte d’Alba in Piemonte. I tedeschi sapevano del progetto ed ero ricercato non solo dai militari del Furher, ma anche da altri servizi segreti tra cui i giapponesi che hanno sequestrato mia moglie per ricattarmi. Per cavarmela ho dovuto fingere di essere morto e sepolto". Lorenzelli aveva dovuto inscenare una sepoltura con tanto di cassa da morto sepolta al cimitero, ma dotata di un sistema di ossigenazione che gli consentì di sopravvivere. "L’idea di tenere in verticale un’antenna su un siluro, il cosiddetto ‘incastro idrodinamico’ - aveva spiegato Lorenzelli - mi era venuta tornando a Roma in aereo. Una folgorazione che mi rovinò la vita. Modificando il progetto iniziale nato per lanciare un siluro da un aeroplano contro le navi a distanza di sicurezza, capii che un siluro dotato di autopropulsione poteva essere radioguidato per 300 chilometri". Per valutare la portata dell’intuizione basta dire che quel sistema fu usato dagli americani nel 1953 nella guerra di Corea. Ricercato dai servizi segreti di mezzo mondo dovette rifugiarsi in Argentina dove nel 1948, progettò la ricostruzione della città di San Juan distrutta da un sisma. Tornò ad occuparsi del siluro radiocomandato negli anni Cinquanta su commissione del presidente argentinp Peron. Il progetto subì varie vicissitudini ma quando fu pronto era ormai obsoleto e finì in un museo. Lorenzelli morì a Buenos Ayres nel 2001.

Natalino Benacci