REDAZIONE MASSA CARRARA

"Siamo stanchi", l’osteria Vittorio chiude

Amarezza per il titolare: "Il lockdown ci ha dato il colpo di grazia". La ribollita che piaceva al cantante Zucchero e a tanti altri artisti.

Chiude l’osteria Vittorio: "il lockdown ci ha messo in ginocchio dopo anni di cucina tipica; siamo disposti a tramandare la tradizione". La storica attività carrarese di via Cavour, presente nella rivista "Gambero Rosso", non riapre a seguito dei tre mesi decisivi di chiusura forzata; il titolare Vittorio Dazi cerca qualcuno che possa portare avanti la tradizione. Siamo all’interno del locale che ospitò nomi noti dell’arte come Giorgio Scarpati e figure del calibro del cardinale e arcivescovo, Angelo Bagnasco. Siamo immersi nella storia dei piatti tipici della cucina locale dove musicisti come Zucchero amavano sedersi nelle sedute di ghisa, aspettando la famosa ribollita che il titolare Dazi prepara da anni con le proprie mani. Partito dalla vendita del vino sfuso si è ritrovato con sessanta coperti da sfamare, ma tutto è stato possibile grazie alla moglie Valeria Berretta e alla sua dedizione culinaria. Il bar Vittorio, successivamente affiancato dall’omonima osteria nel 1994 per poi chiudere i battenti tre anni fa, è stato l’icona del vino sfuso in quegli anni dove la grande distribuzione non esisteva e si vendevano settanta damigiane a settimana. "Non possiamo più andare avanti, 80 anni io e 72 mia moglie non ci permettono di gestire una situazione che si è fatta troppo complicata —racconta con nostalgia il titolare Vittorio—. Ho tre dipendenti in cassa integrazione con il sogno che qualcuno possa prendere le redini dell’attività mantenendo la cucina locale che ci caratterizza; siamo disposti a tramandare le ricette della tradizione". Nel ’64 nacque la vendita di vino sfuso e olio con damigiane di vino caricate sui vagoni della Marmifera che, da Monterosso, venivano trasportate fino a monte per poi lasciare il posto al marmo che scendeva a valle: parliamo di circa mille cavatori da dissetare. Gli anni degli uffici della Montecatitini con cento impiegati che facevano tappa fissa al bar di Vittorio, gli stessi anni degli artisti che dall’Animosi e dal Garibaldi non si negavano qualche bevuta in via Cavour. Tutto è come a marzo, i tavoli apparecchiati che attendono i clienti e le tele sui muri che ricordano la storia. Ogni carrarese una volta nella sua vita ha fatto tappa da Vittorio per gustare la trippa, lo stoccafisso, il baccalà o la ribollita, tutti piatti rigorosamente fatti in casa. Patrik Pucciarelli