A poco sono servite le scuse dell’imprenditore Alberto Franchi dopo l’infelice frase "qua si fanno male perché sono deficienti", catturata fuorionda dalla trasmissione Report di Rai 3. Ieri è stata la giornata dell’indignazione e della rabbia. In mattinata cinquecento tra cavatori e lavoratori del marmo, si sono dati appuntamento in Comune per gridare "stop alla logica del profitto, la sicurezza e i lavoratori al primo posto". Presente anche la sindaca Serena Arrighi, che ha voluto esprimere la vicinanza dell’amministrazione. Oggi giornata di sciopero con un corteo che alle 9 muoverà dal laboratorio di Franchi a Nazzano. Nel pubblico anche Sceila ed Elisabetta, le sorelle di Riccardo Troian, morto a 17 anni nel 1985 anni mentre movimentava un blocco in una segheria. Una protesta organizzata da Fenealuil, Filca Cisl e Fillea Cgil che ha visto spuntare a sorpresa anche il giornalista di Report, Bernardo Iovine, che ha firmato l’inchiesta ’I marmi della duchessa’.
Numerose le testimonianze degli operai che hanno voluto ribadire come la parola ‘deficienti’ offenda non solo una categoria, ma l’intera città e i familiari di tutti coloro che hanno versato il loro sangue per il lavoro. A rappresentare i sindacati c’erano Daniele Battistini della Feneauil Toscana, Nicola Del Vecchio segretario generale della Cgil di Massa Carrara, Franco Borghini segretario generale Uil Lucca Massa Carrara, Alessia Gambassi Fillea Cgil Toscana e Lorenzo Sichei e Andrea Giannuzzi della Filca Cisl. Attimi di grande commozione quando Sceila Troian con le lacrime agli occhi è intervenuta per raccontare l’indignazione della sua famiglia, con la sala che si è alzata ad applaudirla.
"Le parole che ho udito uscire dalla bocca del signor Franchi mi hanno ferita profondamente – ha detto Sceila –. Mi hanno fatto tremare l’anima, mio fratello è stato ucciso due volte. Posso anche perdonarlo ma lui deve fare un corso di educazione. Dopo le sue parole mia madre ha pianto tutta la notte, Franchi ha riportato a galla tutto il dolore che abbiamo provato e sono state dette nei confronti di persone che come mio fratello non si possono difendere. Sempre e per sempre con i deficienti". "Non si possono accettare scuse tardive e ipocrite – ha detto Del Vecchio – il suo pensiero è quello di una classe imprenditoriale che ragiona da padroni. Gli incidenti in cava non sono frutto di deficienza, ma di ritmi insostenibili. Se le scuse sono vere che si accollino i costi di smaltimento della marmettola, che sono a carico nostro, ritirino i ricorsi e dimostrino di essere parte della città. Servono azioni serie per riprenderci la nostra dignità e un nuovo modello di lavoro. Gli industriali minacciano la serrata come se le cave fossero di loro proprietà – ha concluso il sindacalista –, si comportano da padroni e non da imprenditori". Molto applaudito anche l’intervento del sindacalista Elia Buffa: "Le parole di Franchi non mi hanno sconvolto – ha detto – perché è quello che pensa e oltretutto le ha dette pensando di non essere registrato".
"Io sono un deficiente autorizzato a parlare perché in cava ho perso un pezzo di dito". A dirlo durante l’assemblea dei lavoratori è stato Fabrizio Salviati, che da sempre lavora nel marmo. "Il cavatore è un mestiere che ha troppe variabili, il marmo non è una materia con cui ci ragioni facilmente – ha aggiunto Salviati – e a seconda di come lo tocchi ti fai male. Franchi è nato con la pappa pronta e dovrebbe vergognarsi di quello che ha detto. Suo padre in cava ci lavorava e con queste parole ha offeso anche lui. Franchi dovrebbe fare più di una lettera di scuse, dovrebbe scusarsi personalmente con gli operai, che a differenza di lui non hanno mai avuto la pappa pronta e hanno dovuto conquistarsi tutto".