di Michela Carlotti
E’ partita dalla Lunigiana per inseguire il suo sogno ma con i piedi ben piantati per terra. "In tanti hanno cercato di convincermi a fare qualcosa che potesse garantirmi la classica sicurezza lavorativa e obiettivi più immediati. Fare design innovativo è difficile, anche perché c’è tanta competizione". Con i suoi 24 anni, Silvia Remondini ha già ben presenti le difficoltà di riuscire a fare di un sogno il lavoro della vita. A maggior ragione, nel campo della moda. Di sicuro, però, lei ci sta provando e si sta facendo notare come designer emergente da tenere sotto la lente. Originaria di Monti, nel comune di Licciana Nardi, si è diplomata all’istituto grafico ’Fossati’ della Spezia per poi trasferirsi a Firenze dove ha frequentato l’Accademia Italiana in fashion design conseguendovi la laurea triennale. Successivamente, si è trasferita a Milano per un Master in fashion design e business. In estate, ha superato il test di ingresso al Politecnico di Milano dove attualmente studia per conseguire la laurea magistrale in design del prodotto moda nella sezione Accessorio. Le sue sfilate per la laurea all’Accademia di Firenze e quella di fine Master a Milano non sono passate inosservate. "Ho sempre cercato di creare cose dagli scarti" spiega Remondini, dichiarando la peculiarità della sua firma: moda e sostenibilità, ovvero l’upcycling come tecnica di riciclo e riuso per elevare la qualità del prodotto. "E’ un tema a cui tengo molto – spiega Remondini – che al giorno d’oggi è importante e rappresenta una sfida contro l’avvento dei nuovi brand che producono in massa e senza tener conto dei lavoratori". Un sogno, una sfida ma prima ancora una passione ereditata dalla nonna materna: "Faceva la sarta, da lei ho imparato a lavorare sugli scarti e a coltivare questa mia passione". E di questa precoce attitudine rende testimonianza la sua maestra delle elementari: "Fin da piccola – dichiara Pinuccia Landini – è sempre stata creativa, sia sul piano grafico che narrativo".
"Il contributo che vorrei dare – aggiunge l’artista – è sul disegno uomo, in particolare mi piace il pantalone. Siamo abituati al classico giacca e cravatta ma credo che la moda uomo abbia ancora molto da dare, a differenza di quella femminile". Puntare all’esagerazione dei modelli maschili mescolando e contaminando i limiti delle classiche forme rigidamente uomo-donna: una moda innovativa tutta zero sprechi e sostenibilità.