
Lo sfogo dei volontari: "La consegna era per inizio gennaio, ma...". Intanto cresce il numero delle persone che si rivolgono alla struttura. Sono oltre 15mila e di questi circa la metà sono cittadini massesi.
Sembra non essere ancora finita l’emergenza Covid al centro sociale Caritas della Cervara: lì si continua a distribuire il pranzo ‘take away’, con grande dispendio di materiale e rabbia nel quartiere per i rifiuti abbandonati qua e là. La sala pranzo, chiusa durante l’emergenza sanitaria, si è trasformata poi in magazzino in attesa del completamento dei moduli esterni. I lavori sono quasi completati ma... "purtroppo sono fermi da mesi". "Dopo diverse pressioni in Comune, a settembre e ottobre – spiega un volontario – è stato deciso di riattivare il cantiere cambiando ditta. E’ stata pulita l’area intorno al cantiere ma poi più niente, da due mesi non si vede nessuno. Mancano gli allacci elettrici, gli allacci agli scarichi fognari. Ci avevano promesso la consegna dei lavori per gennaio 2025 ma siamo ancora messi così. E non possiamo recuperare la sala pranzo finché non c’è la disponibilità dei magazzini esterni". Poi anche l’interno avrà bisogno di restauro: "Dovremo risanare il salone e renderlo vivibile per gli ospiti. Ma è un lavoro tutto a carico del centro sociale". Oltre al disagio del pranzo da asporto, anche i rapporti umani hanno registrato un tracollo. "Vogliamo riaprire il salone e vedere gli ospiti seduti a tavola, nel messaggio della buona accoglienza e del rispetto umano".
Le presenze nel centro sono in continuo aumento: 15mila persone in un anno, 8.785 sono cittadini italiani e di questi 6.729 sono massesi, mentre 6.881 sono gli stranieri. "Forniamo pasti a intere famiglie della città – aggiunge il volontario –. Persone estromesse dal circuito lavorativo, che non sanno come campare. Ci sono anche persone che si impegnano nel lavoro, seppur sempre misero e insufficiente per tirare avanti. C’è chi è senza un tetto e chi ha una casa. Di tutto e di più, ma tutti soggetti conosciuti e sostenuti dai servizi sociali". Sono circa 50/60 i pasti erogati ogni giorno e arrivano a 90 i pacchi distribuiti ogni mese a nuclei familiari in difficoltà. Manca all’appello la cosiddetta ‘gente dei treni’, gruppi di persone che puntualmente arrivavano da Pisa e Viareggio, e ancora altri gruppi che partivano da Roma e, viaggiando verso Ventimiglia, facevano tappa anche a Massa per alcuni giorni. Poveri sempre più invisibili, spariti anche dalle piazze. Al centro fanno il possibile per mantenere gli ospiti nei dintorni per consumare il pasto, visto che non ci sono cestini e sono spariti anche i cassonetti per la raccolta dei rifiuti. Città apparentemente "pulite" dunque: ma qualcosa forse sta sfuggendo tra le maglie di base, che diventa sempre più impercettibile.
Il progetto della mensa dei poveri con il presidente, don Giuseppe Cipollini venne inaugurato il 17 febbraio 1987 e per festeggiare il suo 38esimo compleanno domani alle 17 è stata fissata una messa nella parrocchia Madonna Pellegrina di Cervara che sarà officiata da don Mario, con l’auspicio di riaprire prima possibile il salone per il pranzo e i servizi igienici con docce, indispensabili per i “senza tetto”.
Angela Maria Fruzzetti