Sos peste suina e raid di ungulati: "Servono più controlli e abbattimenti

Solo 3 i cinghiali cacciati da febbraio a oggi tra Zeri e Pontremoli. 13 in tutta la provincia e il piano ne prevede 5.684. Summit dell’assessora Saccardi con agricoltori e sindaci: "Bisogna capire cosa non funziona e risolvere il problema".

Sos peste suina e raid di ungulati: "Servono più controlli e abbattimenti

Sos peste suina e raid di ungulati: "Servono più controlli e abbattimenti

La peste suina africana è un’emergenza sanitaria da battere superando le tortuosità burocratiche che finora hanno impedito di ridurre drasticamente il numero dei cinghiali che portano con sé anche il virus. Oltre ai danni provocati dagli assalti degli ungulati, che distruggono raccolti, pascoli e produzioni, è arrivata anche la peste suina a complicare una situazione già critica. La malattia, pur non rappresentando un pericolo per l’uomo, è causa di un importante impatto socio-economico nelle zone colpite e di ingenti perdite a carico del settore agricolo. Le norme infatti prevedono l’abbattimento dei suini domestici in cui è stato riscontrato il focolaio e il blocco di movimentazioni e commercializzazione al di fuori dell’area infetta, compresa l’esportazione, dei prodotti a base di carne suina provenienti dalle aree focolaio. E’ da tempo scattata l’allerta per il possibile rischio di diffusione in Lunigiana, veicolata soprattutto dai cinghiali. Occorre sottolineare che in Lunigiana non è stato trovato alcun caso, solo episodi nei territori ligure ed emiliano confinanti. Sono due i Comuni che, sulla base del regolamento europeo, sono entrati nella Zona II a restrizione Psa (area a 15 km dai focolai): si tratta di Zeri e Pontremoli, mentre altri 6 (Mulazzo, Filattiera, Villafranca,Tresana e Bagnone) sono classificati in Zona I (area senza focolai). Ma recentemente nel vicino comune di Albareto sono stati trovati una ventina di casi i cinghiali infetti.

Per fare il punto sulla situazione l’assessore regionale all’agricoltura, Stefania Saccardi, ha organizzato un incontro alle Stanze del Teatro della Rosa di Pontremoli con le associazioni degli agricoltori: c’erano la Coldiretti (con la presidente provinciale Francesca Ferrari e il direttore regionale Angelo Corsetti), che ha organizzato anche un presidio, i rappresentanti della Cia, associazioni venatorie, il presidente dell’Atc 13 Emiliano Centofanti, i sindaci Jacopo Ferri, Gianluigi Giannetti, Annalisa Folloni e Claudio Novoa, e ancora Francesca Pocai, veterinario, che guida i Got provinciali costituiti da esperti dei settori sanità, agricoltura e ambiente, e il comandante della Polizia provinciale Paolo Chiocca.

Il Piano di abbattimento dei cinghiali in Toscana nel 2023-24 è di 113mila capi: 75mila attraverso la caccia collettiva, 18mila con la caccia di selezione e 20mila con il controllo nelle aree protette e di divieto di caccia. In provincia di Massa Carrara sono 5.684. Ma dal 1 febbraio a oggi, dopo 3 interventi nella zona 2 sono stati abbattuti solo 3 cinghiali e nel restante territorio provinciale appena 13. "Il senso di questa riunione è provare a capire cos’è che non funziona – ha esordito l’assessora Saccardi – e vogliamo risolvere i problemi. E’ una situazione difficile che va governata intensificando i controlli e gli abbattimenti". E ha annunciato una delibera regionale che sarà pubblicata mercoledì riguardante fondi che saranno destinati agli Atc per acquisire attrezzature per la conservazione degli animali. La Regione farà la sua parte, ma tutti dovranno remare nella stessa direzione per raggiungere gli obiettivi.

Natalino Benacci