
Fermare lo spopolamente dei piccoli borghi è la priorità per i Comuni lunigianesi
Una legge contro lo spopolamento dei borghi montani e periferici, approvata nei giorni scorsi dal consiglio regionale toscano, punta ad annullare il divario che le aree decentrate scontano rispetto a quelle più densamente popolate in termini di servizi e opportunità. La legge per la ‘Valorizzazione della Toscana diffusa’ prevede già nel bilancio di previsione 2025-2027 un contributo fino ad un massimo di 2,3 milioni di euro solo quest’anno: 750mila per sostenere interventi per le locazioni residenziali; altrettanti per gli acquisti residenziali in territori montani; 500mila per il mantenimento degli esercizi di vicinato nei centri non capoluogo di provincia; altri 300mila euro per il sostegno dello sviluppo economico in ambito agroalimentare.
L’obiettivo è salvare le specificità sostenendo i territori più fragili e le loro comunità. La Lunigiana è interessata dal provvedimento che si inserisce in un percorso avviato con la ‘Strategia Nazionale per le Aree Interne’ con risultati positivi, ma che necessita di strumenti più incisivi per invertire davvero la tendenza allo spopolamento. "Una legge giusta – commenta la sindaca di Filattiera Annalisa Folloni – perché si prevede di aiutare i Comuni che stanno perdendo residenti. L’impegno è sostenere con un ampio ventaglio di azioni i piccoli centri, penalizzati rispetto alle città guardando ai servizi essenziali alla difesa dell’identità e dei beni comuni. L’impostazione va comunque verso la difesa delle periferie. I paesi montani sono i presidi dei territori: quando non ci abiterà più nessuno si aggraverà il dissesto idrogeologico. I finanziamenti sono destinati a obiettivi precisi, ma assicurano una crescita dei diritti diffusa. Si riconosce il diritto a esistere delle zone decentrate".
La Toscana diffusa è un concetto teoricamente affascinante, ma poi bisogna passare dalle parole ai fatti, a cominciare dal soddisfare, non in tempi biblici, le normali esigenze sanitarie senza creare nessuna distinzione a seconda di dove uno risieda. "Nelle intenzioni la legge può essere anche apprezzabile – avverte il sindaco di Tresana Matteo Mastrini – ma uno strumento di questo tipo rischia di essere un palliativo. Il fatto che la dotazione economica venga divisa in 5 settori di intervento rende più debole l’iniziativa. Sarebbe stato preferibile indirizzare l’intera cifra verso un solo obiettivo. E’ difficile, ad esempio, incentivare la residenzialità in montagna se non ci sono i servizi essenziali sanitari efficienti". Per richiamare gente occorre dotare i piccoli borghi di prestazioni che oggi non esistono. "Mancette a una serie di settori non producono crescita – aggiunge il sindaco –. Mentre mettere risorse sull’istruzione e sulla sanità sarebbe stato meglio. Se il pronto soccorso non funziona devi andare al Noa, se ci sono poche iscrizioni si fatica a mantenere la scuola. Il sostegno ai piccoli paesi non è solo legato ad incentivi affitti e acquisti di case. Forse avrebbero dovuto investire questi fondi sull’agricoltura di montagna e indirizzarli a quei Comuni che perdono abitanti e hanno un indice di decrescita. Poi c’è il problema della sanità con la carenza di medici di famiglia e l’assenza del medico a bordo dell’ambulanza. Per non parlare dei ritardi della banda ultra larga che impedisce anche lo sviluppo della telemedicina".
Natalino Benacci