
E’ stato distrutto con spregio e inciviltà, il tempietto buddista dedicato alle vittime della montagna costruito da Umberto Moisè alla Foce di Luccica lo scorso maggio. Non era solo un tempietto buddista, era un ricordo in omaggio a chi ha perso la vita sulle vette, edificato quattro mesi fa, è stato ’violato’ il giorno di ferragosto e adesso al suo interno non c’è più nulla che possa ricordare l’obiettivo per cui il tempietto stava lì. Ex presidente dell’Arci Carrara, educatore nelle comunità per minori e poi volontario nelle carceri Moisè ha sempre mostrato uno spirito di solidarietà e di partecipazione in tutto ciò che ha fatto, la costruzione del tempietto buddista in un ’buco da piro’, in quello spazio dove entrava il legno utile per la carica dei cavatori era il suo gesto per ricordare chi non c’è più.
Era una dedica a quanti hanno perso la vita in montagna, voleva essere un simbolo condiviso con molti: "Nulla di religioso– spiega Moisè– il mio tempiettio non voleva imporre un credo, ma essere un gesto di cortesia, a chi sulla montagna ci ha lasciato la vita". Moisè durante le sue molte passeggiate in vetta, aveva trovato il buco da piro vuoto, inutilizzato e il suo cuore, le sue emozioni lo avevano indirizzato a farne un luogo di ricordo. Allora acquistato un piccolo Buddha e una colorata fila di bandierine, che sono il simbolo delle preghiere tibetane, aveva realizzato questo luogo. "Non sono credente– spiega– ma il buddismo mi ha sempre affascinato, sono stato più volte alla Pomaia, dove c’è un centro tibetano, in casa ho una collezione di Buddha. Il ’mio’ tempietto però non voleva essere un’imposizione ad abbracciare il buddismo, semmai voleva mandare un messaggio valido per tutti. Chi lo ha distrutto non ha compreso il mio obiettivo e sono dispiaciuto". Il tempietto si trovava ad almeno un’ora e mezza di camminata da Colonnata, una passeggiata che Moisè ha ripercorso il giorno di Ferragosto fino a trovarsi davanti al buco da piro inspiegabilmente vuoto: sradicato il Buddha, strappate le bandierine, forse gettate nel burrone.
C’era un obiettivo ben preciso e c’era stato tanto lavoro dietro il tempietto, Moisè oltre ad aver acquistato tutti gli oggetti che vi si trovavano all’interno, per ripararlo dalle intemperie vi aveva incollato anche una finestrella, composta da una barriera di plexiglass, ma anche questa vittima dei vandali: "Hanno portato via tutto, un gesto di spregio, ma io lo ricostruirò– spiega Moisè– ho già ordinato le bandierine tibetane in un negozio a Pontremoli".
Stavolta sarà diverso, o almeno lo spera Moisè, per evitare che possa nuovamente essere vandalizzato lascerà accanto al tempietto un "Libro di vetta" , il registro cartaceo dove alpinisti e escursionisti che fanno arrampicate o camminate in luoghi abbastanza impervi, poi lasciano un ricordo. Se vogliono in quello che Moisè metterà accanto al tempietto che ricostruirà, potranno scrivere anche critiche: "Lascerò un quaderno– spiega Moisè– sul quale chiunque abbia qualcosa da dire, anche una rimostranza, la può lasciare scritta lì, ma almeno spero non vandalizzino il tempietto".
Cristina Guala