IRENE CARLOTTA CICORA
Cronaca

Starfuckers, storia del rock che sa fare rumore

E’ lunigianese il gruppo che da metà degli anni Ottanta è un punto di riferimento per le sonorità psichedeliche, sperimentali e ’noise’

di Irene Carlotta Cicora

Il fermento musicale in Lunigiana targato anni ’80 può vantare una perla, l’esperienza – unica nel suo genere – degli Starfuckers: un gruppo rock molto speciale, vicino al ’rumorismo’ e influenzato dai migliori demoni della psichedelia. La formazione? Al 100% composta da cittadini di questa terra aspra e misteriosa. A capitanare la band fin dall’inizio Manuele Giannini, originario di Pallerone, che oggi lavora in Comune a Bologna all’ufficio musica: "Ho sempre lavorato in teatro e sono rimasto legato al mondo dello spettacolo", ha spiegato.

Il resto della compagine, ancora attiva a distanza di anni anche se ridotta a tre elementi, formata da altri cittadini della provincia (Massa, Villafranca, Soliera, Licciana Nardi). Giannini, tra l’altro, è il consulente ’geografico’ che ha supportato i Wu Ming – noto collettivo di scrittori – nella ricostruzione di una Lunigiana immaginaria nell’ultimo ultimo romanzo “UFO78“, che è stato presentato ieri (sold out) in Comune ad Aulla, grazie ad Arci A gogo. "E’ affascinante l’incontro artistico tra musica e scrittura – ha aggiunto – Starfuckers e Wu Ming sono senza dubbio accomunati da una certa radicalità nell’approccio. La nostra non è certo una musica facile od ordinaria, come il mondo narrato dai Wu Ming attraverso i libri".

Gli Starfuckers rappresentano una band di riferimento per il genere in Italia, al punto che le riviste di settore a cominciare da Rolling Stone ancora fanno riferimento a loro per identificarlo. "L’esperienza non è ancora chiusa, abbiamo fatto la maggior parte dei dischi negli anni Novanta e primi anni Duemila, ancora facciamo concerti e l’ultimo è di tre anni fa prima della pandemia – spiega Giannini – Ci accendiamo e ci spengiamo. Ci siamo chiamati inizialmente Starfuckers, poi un periodo siamo stati Sinistri e poi ancora Starfuckers. L’ultimo disco è del 2005 ma i nostri lavori vengono ancora ristampati, come accaduto con “Infrantumi“ nel 2015 quando Wu Ming1 ha curato la traduzione in inglese dei testi per l’uscita in America". La nascita del gruppo tra le nostre montagne risale alla seconda metà degli anni Ottanta. "Il percorso degli Starfuckers è cominciato con rock, garage e venature psichedeliche. Al punto che durante le prime esibizioni dal vivo eseguivamo per la maggior parte cover di band appartenenti alla psichedelia, come 13th Floor Elevator e soprattutto The Stooges – prosegue Giannini – I primi live in un locale che ora non c’è più, verso Luni: si chiamava “Scacco Matto“. Poi ci siamo evoluti, prendendo una direzione più sperimentale e radicale. Ci siamo sempre considerati un gruppo rock e i nostri album sono sempre usciti anche nelle etichette straniere. Un bel ricordo? Abbiamo aperto due concerti dei Sonic Youth in Italia, invitati direttamente da loro".

Il fermento artistico e musicale di metà anni Ottanta si è affiavolito, sostituito in larga parte dall’elettronica: "C’era uno slancio diverso e cambiato molto anche l’approccio dei musicisti – conclude Giannini – La stessa sala prove dove si andava a suonare dava modo di crescere insieme ed emotivamente, confrontandosi. Oggi con l’elettronica si può stare anche in stanza da soli: il momento creativo di prima, aveva a che fare con la relazione e l’amicizia".