
Subisce uno stop la terza asta fallimentare per i due lotti della ex Turimar, composta dalle colonie Torino e Olivetti che con i ribassi di legge erano ormai in vendita a poco più di 5 milioni e 600mila euro la prima, 1 milione e 800mila euro la seconda. Tutte insieme meno di 7,5 milioni di euro. Ma alla vigilia dell’asta, fissata per ieri, tutto è stato sospeso, come stabilito dal provvedimento del giudice dell’esecuzione, Elisa Pinna, del 17 marzo. Che cosa è successo per cambiare le carte in tavola? Semplicemente la proprietà, Turimar Turistica Marina Srl ha presentato una richiesta di concordato preventivo con riserva, ai sensi dell’articolo 161 comma 6 della legge fallimentare. Di fatto era questa l’unica possibilità di fermare l’asta fallimentare, un’azione della società tesa a riprendere le redini del complesso magari puntando su nuove iniezioni di denaro che possano consentire di ripianare i debiti e tornare a investire. Di fatto, però, il concordato con riserva concede anche un po’ di tempo. La normativa prevede infatti che l’imprenditore possa depositare il ricorso di concordato, certo, ma riservandosi di presentare la proposta vera e propria con il relativo piano e l’ulteriore documentazione prevista in termini che possono andare dai 60 ai 120 giorni, quindi due o quattro mesi circa. Termini che possono essere prorogati ancora di altri 60 giorni, se concessi dal Tribunale. Non solo, in questo lasso di tempo la proprietà può presentare anche il ricorso per l’omologa di accordo di ristrutturazione ex articolo 182 bis della legge fiscale. Quindi in realtà sono due le strade per uscire dall’asta fallimentare e cercare un nuovo futuro per la Turimar: il concordato preventivo oppure l’accordo di ristrutturazione del debito qualora nei termini concessi, l’imprenditore raggiunga un’intesa di ristrutturazione del debito con i creditori ‘aderenti’, che sono soprattutto banche e istituti finanziari, proprio come nel caso della Turimar il cui complesso era stato pignorato nel 2020 da Mps Capital Service per un debito di oltre 4 milioni. Questo accordo, comunque, prevede anche l’integrale pagamento dei creditori estranei all’accordo.